3. Le principali festività musulmane

Introduzione

Il calendario islamico - o calendario egiriano - è un calendario lunare composto da 12 mesi ciascuno della durata di 29 o 30 giorni. Questo calendario è segnato da diverse caratteristiche uniche, come la mancanza di un giorno o mese intercalare, e l'usanza di determinare l'inizio del mese attraverso l'osservazione della luna, invece che con calcoli astronomici. Il calendario è usato dai musulmani per le decisioni circa il tempo preciso delle feste musulmane, in particolare per il mese di digiuno (Ramadan) e il pellegrinaggio alla Mecca (hajj). Nel mondo musulmano, questo calendario è anche usato per datare gli eventi storici, a volte in parallelo con il calendario gregoriano. Quattro mesi sono sacri; durante questo periodo i musulmani non devono commettere peccati o intraprendere azioni militari, tranne contro gli infedeli. Il primo anno del calendario musulmano è equivalente all'anno 622 dell'era cristiana, e corrisponde all'Egira, vale a dire la partenza di Muhammad dalla Mecca verso Medina.



Fonte 1a

Muhammad vieta il Nasī’

Questa decorazione è estratta da una copia seicentesca del manoscritto del 1300 intitolata I restanti segni dei secoli passati (Kitab al-Athar al-bāqiyah 'un al-Qurun al-khāliyah) di Al-Biruni (973-1048) . Il libro confronta i vari calendari delle diverse civilizzazioni, con in aggiunta delle considerazioni matematiche, astronomiche e storiche. L'immagine si riferisce a un momento importante per la progettazione del calendario musulmano: il divieto del Nasī''.

Biblioteca nazionale francese (Bibliothèque nationale de France), MS Arabe 1489, foglio 5 verso
Wikimedia Commons. Utilizzabile nelle condizioni della GNU Free Documentation License
Dominio pubblico. Immagine sotto l'URL http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Maome.jpg
(30/03/2015)

Fonte 1b

La critica del Nasī’

36 Presso Dio il numero dei mesi è dodici, inscritti nel Libro di Dio il giorno in cui creò i cieli e la terra. Di essi quattro sono sacri: tale è l'autentica legge religiosa. Durante essi non vi fate male tra di voi, e combattete, invece, senza far differenza, gl'infedeli, com'essi vi combattono senza far differenza. E sappiate che Iddio è con i timorati.
37 Il mese intercalare [il Nasī’] è un'aggiunta di miscredenza con la quale vengono fuorviati gl'infedeli, in quanto un anno lo fanno profano e un anno sacro per essere in concordanza con il numero dei mesi dichiarati sacri da Dio. Così fanno profano ciò che Dio ha voluto sacro. Così è: son state fatte apparire loro belle le loro opere. Iddio non dirige i miscredenti.

Il Corano, 9: 36-37. Traduzione a cura di Martino Mario Moreno, da "IL CORANO" a cura di Martino Mario Moreno, Utet, Torino 1967.

Il Nasī’ (letteralmente "posticipo") era una pratica del calendario pre-islamico, le cui modalità esatte non sono chiare. Secondo le prime interpretazioni offerte da astronomi musulmani come Al-Biruni si trattava di un mese bisestile. Secondo loro, il calendario lunare pre-islamico era lunare  prima di diventare un calendario lunisolare, vedendosi aggiunto un mese intercalare, con il secondo mese che diventava il terzo mese, e così via. Secondo un'altra interpretazione, questo calendario era solo lunare, ma ci fu un cambiamento per alcune celebrazioni, affinché si verificassero nel corso della stessa stagione. In tutte le interpretazioni, il Nasī' confondeva la differenza tra i mesi sacri e gli altri mesi.

Fonte 2a

La storia del sacrificio di Abramo

99 "Io me ne vado - disse egli [Abramo] - dal mio Signore, che mi guiderà 100 E tu, Signor mio, dammi un figlio dabbene".
101 Noi gli annuziammo un figlio longanime.
102 E quando questi giunse all'età di poterlo aiutare, Abramo disse: "Io vedo in sogno che ti devo immolare: che cosa ne pensi?". Rispose il figlio: "Fa' ciò che ti viene ordinato. Mi troverai, se Dio vuole, rassegnato". Dopo che ebbero fatto atto di sottomissione, e Abramo ebbe steso il figlio con la fronte a terra,
104 noi gli gridammo: "Abramo, 105 tu hai prestato fede al sogno. Ugualmente noi compensiamo i bene operanti. 106 La tua è stata una prova luminosa".
107 Riscattammo il figlio con un sacrificio solenne, 108 e perpetuammo il suo ricordo fra i posteri. 109 Salute ad Abramo! 110 Così premiamo i ben operanti. 111 Egli fu un nostro servo credente. 112 E noi gli annunziammo Isacco, sant'uomo e profeta. 113 E benedicemmo lui ed Isacco. Fra la loro discendenza c'è il buono e c'è chi fa manifestamente torto a sé stesso. 114 Largimmo grazie a Mosè ed Aronne, 115 e salvammo essi e la loro gente dalla grande distretta. 116 E li assistemmo, sicché furono loro i vincitori.

Il Corano, 37: 99-116 Traduzione a cura di Martino Mario Moreno, da "IL CORANO" a cura di Martino Mario Moreno, Utet, Torino 1967.

Questo estratto dal Corano è la versione musulmana del sacrificio di Abramo (Ibrāhīm). Questo racconto piuttosto succinto è stato poi amplificato dalla tradizione. Il "sacrificio solenne" viene interpretata come quello di un montone. Ciò è reso esplicito nel testo biblico, ma il testo coranico non è così preciso. Il nome del figlio sacrificato, anche se non menzionato nel passo, si suppone essere Ismaele (Isma'il). Inizialmente, studiosi musulmani si domandavano circa la vera identità del figlio, e non sono sempre stati d'accordo con la tradizione: in base al susseguirsi degli eventi, la nascita di Isacco è una ricompensa per il sacrificio di Abramo, ma è menzionata subito dopo il storia del sacrificio. La tradizione aggiunge anche un episodio importante: Satan (Shaytan) viene tre volte per cercare di dissuadere Abramo, che gli risponde lanciando pietre contro di lui, un gesto che viene commemorato durante il pellegrinaggio alla Mecca.

Fonte 2b

Il sacrificio di Abramo

Biblioteca nazionale francese (Bibliothèque nationale de France), MS Arabe 1489, foglio 5 verso
Wikimedia Commons Utilizzabile nelle condizioni della GNU Free Documentation License
Dominio pubblico.
Immagine sotto l'URL: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Offerismail.jpg
(30/03/2015)

Questa illustrazione è un estratto da un manoscritto ottomano del XVI o XVII secolo. Essa illustra i punti più importanti del sacrificio di Abramo: Ismaele bendato in attesa di essere sacrificato, e gli angeli che fermano la mano di Abramo la scelta di un sacrificio sostitutivo.