2. L'ebraismo rabbinico

Introduzione

Nonostante la distruzione del Tempio e il periodo di cordoglio che seguì, la vita ebraica si concentrò sulla preghiera e sullo studio. Avendo ereditato una lunga tradizione religiosa e culturale, l'ebraismo rabbinico seguì all'ebraismo farisaico, strutturando sé stesso progressivamente, nel periodo compreso tra il II e il IV secolo d.C., e stabilendo la norma nell'ebraismo.


Fonte 1

Processione trionfale, particolare dell'arco di Tito, 81 d.C., Roma.

Questo arco di trionfo fu eretto dall'imperatore Domiziano nell'81 d.C. e commemora le vittorie di suo fratello e predecessore Tito in Giudea, in particolare la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio nel 70 d.C. Il dettaglio mostrato qui raffigura la vittoria romana. Seduto su un carro (quadriga), Tito sta conducendo una processione che trasporta il bottino della vittoria, mentre fa il suo ingresso nella porta imperiale. Il bottino include i tesori saccheggiati dal Tempio di Gerusalemme, tra cui un candelabro a sette bracci d'oro (menorah), un simbolo biblico che si trovava all'interno del Tempio. Questa è l'unica rappresentazione visiva del candelabro, risalente a quel periodo, conosciuta.

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Fonte 2

Cassio Dione, Storia romana, Libro LXVI, 6

Nonostante il muro avesse ceduto all'assedio dei macchinari bellici, non per questo i Giudei vennero presi subito, anzi, uccisero un gran numero di nemici che tentavano di fare breccia: dopo aver dato alle fiamme alcuni edifici circostanti per ostacolare l'avanzata dei Romani anche nel caso in cui si fossero impadroniti della cinta muraria, danneggiarono il muro e, seppure involontariamente, incendiarono anche la struttura che circondava il recinto sacro, e ai Romani restò aperta la via di accesso al tempio. (2)Tuttavia i soldati a causa della loro superstizione non fecero subito irruzione nel tempio, ma solo successivamente, dopo che Tito li costrinse, avanzarono all'interno. I Giudei si difesero con determinazione ancora maggiore, come se per loro fosse stata una fortuna inaspettata il fatto di combattere presso il tempio e cadere in sua difesa, mentre la popolazione aveva trovato riparo nel vestibolo del tempio, i senatori sui gradini, e i sacerdoti all'interno dell'edificio. (3) Nonostante si fossero trovati a combattere in pochi contro un numero considerevolmente maggiore, non vennero sconfitti se non quando una parte del tempio venne data alle fiamme: a quel punto, spinti dalla propria volontà, alcuni si gettarono sulle spade dei Romani, altri si uccisero a vicenda, certi altri si suicidarono, altri ancora si buttarono nel fuoco. E a tutti, specialmente a loro, sembrò che perire contemporaneamente alla distruzione del tempio fosse non solo una morte, ma anche una vittoria, una salvezza e una felicità raggiunta.

Cassio Dione, Storia romana, Libro LXVI, 6 traduzione di Alessandro Stroppa in Cassio Dione, Storia romana, 5 volumi, BUR, Milano, 1995 sgg
http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/65*.html
(09/02/2015)

Cassio Dione fu uno storico romano che visse tra il II e il III secolo e scrisse in greco. Nacque in Asia Minore e proveniva da una famiglia privilegiata e potente. Condusse una carriera come funzionario di primo piano (cursus honorum) e fu vicino agli imperatori. Egli è conosciuto per la sua Storia Romana in ottanta libri, che ripercorre tutta la storia di Roma, dalle origini al 229 d.C. I suoi resoconti non sono sempre obiettivi, ma sono una fonte molto importante per lo studio della storia romana.
I due brani inclusi qui si riferiscono al saccheggio di Gerusalemme nel 70 d.C. da parte delle armate di Tito e all'incendio del Tempio. Cassio Dione ha evidenziato la resistenza da parte dei Giudei e la loro propensione al sacrificio nel difendere il loro santuario. La città fu completamente distrutta, solo la torre di Davide e il muro occidentale del Tempio rimasero in piedi. Questo evento, che portò a conclusione quattro anni di guerre consecutive dopo la rivolta dei Giudei contro Roma, innescò anche la seconda diaspora ebraica. Questo ebbe importanti conseguenze religiose che portarono alla distruzione del principale luogo di culto, creando una reale sfida ideologica e liturgica per gli Ebrei.

Fonte 3

Timpano della sinagoga di Dura-Europos (secondo-terzo secolo)

La sinagoga di Dura Europos, che oggi si trova in Siria, faceva parte dell'antica provincia ellenistica e romana. Secondo le informazioni che abbiamo oggi, la costruzione è conosciuta fin dal III secolo, ma probabilmente ha sostituito un edificio più antico. Scoperta nel 1920, essa presenta un gruppo di precedentemente inediti affreschi figurativi di un'antica sinagoga. Essi sono ora parte della collezione del Museo Nazionale di Damasco. Questa è la nicchia dell'Arco Santo dalla parete occidentale della sinagoga, orientata verso Gerusalemme. Il suo scopo era quello di ospitare i rotoli della Torah. La parte centrale del timpano è impreziosita da una rappresentazione del Tempio di Gerusalemme, che ha ospitato l'Arca dell'Alleanza fino alla sua distruzione. Essa può essere intesa sia come una raffigurazione del desiderio di commemorare il santuario distrutto, sia come la rappresentazione dell'eternità del giudaismo e della speranza di una rinascita nazionale.
A sinistra del tempio, c'è un candelabro a sette bracci (menorah), un simbolo biblico tratto dal testo sacro, dove lo si trova citato in relazione al Tabernacolo di Mosè, e dal Tempio di Salomone. La rappresentazione della menorah è un motivo ricorrente nelle sinagoghe della diaspora. Ci sono anche altri due elementi simbolici ebraici: un ramo di palma (lulav) e un cedro (etrog) che si riferiscono alla festa di Sukkot (o festa delle capanne), un rimando alla consacrazione del Tempio di Salomone. D'altra parte, a destra del tempio, vi è una rappresentazione della storia biblica del sacrificio di Isacco, il quale, secondo il racconto, ha avuto luogo sul monte Moriah. Questa è la più antica rappresentazione di questa ben nota storia biblica. Vediamo Abramo di schiena di fronte all'altare sul quale egli tiene stretto suo figlio Isacco, mentre stringe con la mano destra un coltello per fare il sacrificio.
Ma, la mano di Dio, sulla parte superiore dell'affresco, ferma la mano di Abramo. Nella parte inferiore c'è un ariete legato ad un albero che Abramo non può vedere e, nella parte superiore, vi è una tenda a forma di cono e una piccola figura che, secondo l'interpretazione rabbinica, è la figura di Sarah inviata da Satana per aiutare a fare il sacrificio.
Tutte e tre le scene che abbelliscono il timpano sono riferimenti al Tempio di Gerusalemme.

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(09/02/2015)

Fonte 4

La diaspora ebraica nel primo e nel secondo secolo

La diaspora ebraica ha preceduto la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70, dal momento che risale alll'esilio babilonese e alla distruzione del Primo Tempio nel VI secolo a.C. Nella seconda diaspora ebraica, Gerusalemme e il suo Tempio furono colpiti ed ebbero luogo massicce ondate di partenza degli Ebrei dalla provincia della Palestina verso l'Impero Romano. Ma la separazione degli Ebrei dal loro centro spirituale non creò una rottura con le loro credenze e tradizioni religiose. La "dispersione" degli Ebrei indusse lo sviluppo di molteplici comunità ebraiche in tutto il mondo, e ciò ha portato alla creazione di una cultura ebraica molto diversificata.

Autore: Renaud Rochette. Lambert conformal conic projection
Paralleli standard: 20 ° N e 60 ° N. Meridiano standard: 20 ° E WGS-84 datum.
Dati: http://www.naturalearthdata.com
Idrografia (costa, laghi e fiumi): NaturalEarth (dominio pubblico)
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