LA STORIA DELLO STUDIO SCIENTIFICO DELLA RELIGIONE
La religione si stabilizzò come materia di studio universitario nel periodo che va dalla fine del 1800 agli inizi del 1900 in molti luoghi dell’Europa occidentale. Ma la venuta in essere dello studio scientifico accademico della religione è il risultato di una lunga evoluzione storica, e ha molti precursori.
La scoperta del Nuovo Mondo, soprattutto dopo i viaggi di Colombo, ebbe un impatto enorme: portò ad una quantità incredibile di nuovo materiale su molti popoli, culture e religioni nuovi o fino ad allora sconosciuti. Prima, questa conoscenza non era accessibile.
Questo fu causa di confusioni nel vecchio mondo, dove la maggioranza della popolazione era ancora convinta che la storia biblica della creazione e Adamo ed Eva fosse storicamente fondata, e dove la vera religione, naturalmente, era il cristianesimo. Alcuni si chiedevano se questi "selvaggi" e le loro religioni fossero esempi di una degenerazione della religione originale di Adamo ed Eva. Altri si chiedevano se fossero veramente esseri umani, e se sì, se fossero bambini e vivessero come in una sorta di stato paradisiaco. La loro religione ”primitiva” era la religione originaria dell'umanità?
Per questo quindi divenne comune per confrontare cristianesimo e religioni antiche (ad es. la religione babilonese, egiziana, greca o romana) riferirsi a queste ultime con il termine religioni "primitive". Che cos’hanno in comune? Cosa c'era di diverso? Che religione avevano i primi esseri umani?
Il Periodo della Riforma, nel Cinquecento, ha portato al pluralismo religioso e a guerre di religione, cosa che anche costretto molti a pensare a differenze e similitudini tra e all’interno delle singole religioni.
I filosofi dell'Illuminismo pensarono in modo critico e razionale alla religione, alla sua natura e origine, e spesso misero la loro stessa religione in una luce critica. Lentamente si cominciò a studiare la religione come un fenomeno culturale umano, piuttosto che trattare la religione come qualcosa di cui solo specialisti di religione e istituzioni religiose avevano il potere e la possibilità di parlare con autorevolezza.
Lo studio accademico della religione è anche il risultato della secolarizzazione che è parte dell’eredità dell'Illuminismo. Mano a mano che le chiese cristiane (soprattutto) perdevano sempre più potere e influenza negli stati europei, è stato sempre più possibile esaminare tutte le religioni analiticamente e criticamente.
IL PLURALISMO METODOLOGICO E LO STUDIO DELLA RELIGIONE
Nello studio della religione, la religione e fenomeni religiosi sono studiati servendosi di un apparato molto diversificato di dati empirici e di diverse teorie e metodi. Quando è diventata materia di studio universitario nel corso dell’Ottocento, sono state la metodologia linguistica e le teorie e metodologie storiche ad essere particolarmente utilizzate.
LINGUISTICA
La linguistica era ed è importante perché l'analisi delle religioni dipende dalla capacità dei ricercatori di leggere i testi in lingua originale o di parlare con i fedeli nelle loro lingue.
La linguistica comparata con la quale sono stati comparate diverse lingue, ha portato anche a confrontare le religioni, le cui concezioni di divinità e rituali si sono espresse in queste lingue.
Si è tentato di trovare, fra i due oggetti di studio, somiglianze e differenze che non fossero dipendenti da tempo e luogo, e in alcuni casi si è tentato di dedurre da esse un concetto originale e utilizzabile reciprocamente.
Il lavoro linguistico, contribuendo a creare un quadro generale di famiglie linguistiche, struttura e grammatica della lingua, è servito da ispirazione per fare lo stesso con le religioni e la religione. Ha così concorso nel promuovere uno studio comparato delle religioni concentrandosi sui vari tipi di somiglianze e differenze esistenti tra tradizioni religiose e tra fenomeni religiosi (ad esempio miti, rituali, specialisti religiosi ecc.) di religioni, culture e periodi storici diversi.
STORIA
Analogamente, la metodologia storica era ed è fondamentale per il nostro soggetto di studio. E’ necessaria la ricerca storica per capire l'origine e lo sviluppo delle diverse religioni. Inoltre, anche a causa dell’utilizzo della metodologia storica, lo studio della religione è spesso percepito come critica della religione. Ovviamente, quando i testi sacri di una religione particolare vengono studiati come testi storici, il risultato è diverso dallo studiarli in stato divinamente ispirato.
Un esempio: i primi ricercatori, che lavorarono in questo modo, si chiesero il perché Mosè viene considerato l'autore del Pentateuco - quando Mosè muore e viene sepolto nell’ultimo libro della serie. Oppure: come potrebbero discepoli e seguaci di Gesù essere ritenuti gli autori dei vangeli del Nuovo Testamento quando questi sono scritti in un greco elegante, mentre gli stessi vangeli descrivono i seguaci di Gesù come contadini e pescatori probabilmente non potevano conoscere altre lingue oltre l'aramaico che parlavano - e che potevano a malapena leggere e scrivere?
L'approccio storico alla religione consiste fondamentalmente nello studiare testi religiosi sulla base degli stessi criteri di ogni altro testo: testi da collocare in un contesto storico e sociale. Testi scritti da esseri umani e non esseri divini. Testi ispirati e influenzati dai loro contesti sociali e storici, dalle persone che li scrivono e che li utilizzano.
ANTROPOLOGIA
Dipartimenti per gli studi scientifici della religione sono stati introdotti in diverse università dell’Europa occidentale nel periodo storico che va dalla seconda metà del 1800 e agli inizi del 1900. Nello stesso periodo stavano nascendo le teorie e i metodi sociologici e antropologici, il che provocò un grande impatto sullo studio scientifico della religione. In precedenza, i ricercatori erano stati costretti, in mancanza di meglio, a lavorare con i rapporti di missionari, esploratori, colonizzatori e simili. Ma con i nuovi campi di ricerca come l'antropologia, che ha richiesto la ricerca sul campo metodica come discrimine per la qualifica di ricerca vera e propria, hanno ottenuto ulteriori e migliori descrizioni e analisi. Oltre a offrire allo studio scientifico della religione metodi che potevano essere applicati anche allo studio contemporaneo delle religioni, dotò la disciplina di materiale empirico (dati) su ciò che allora si chiamava ‘religione dei popoli non-civilizzati’, ‘religione primitiva’, ‘religione pagana’ o simili, oggi indicato come religione(i) dei popoli indigeni. Questa conoscenza può essere utilizzato per comparare queste e anche la religione preistorica e le religioni dell'antichità alle ‘grandi’ religioni, le cosiddette world religions o religioni universali, e le loro scritture. Non da ultimo, i nuovi dati empirici contribuirono ad un importante ampliamento del concetto stesso di religione, un concetto fino ad allora e in qualche misura anche oggi per gran parte fortemente distorto dalle nozioni insider della religione occidentale dominante, il cristianesimo, non ultimo il cristianesimo protestante.
SOCIOLOGIA
Anche la sociologia (della religione), le sue teorie e metodologia sono stati stabiliti alla fine del 1800 e divenne parte del crescente ambito dello studio della religione. I primi sociologi della religione vollero esaminare come la religione contribuisce alla costruzione della società ed è in grado di mantenere strutture di potere o influenzare lo sviluppo di una società. Anche la differenza tra la versione ufficiale e la versione non ufficiale di una religione è una questione di primaria importanza: la religione ufficiale, come è espressa da un’élite religiosa attraverso riti, dogmi, testi sacri - e che la società sostiene attraverso feste ufficiali e l'insegnamento religioso nel sistema scolastico - è diversa dalla religione non ufficiale. La sociologia della religione è interessato al rapporto tra l'individuo e la società. Questo si riflette nei metodi classici in vari aspetti dello studio della religione poiché ad essere utilizzati in questo tipo di approccio sono particolari metodi qualitativi, come l'osservazione partecipante, l’intervista e la ricerca sul campo, e metodi quantitativi come le “surveys” (ricognizioni).
ALTRI METODI CORRELATI ALL’OGGETTO DI STUDIO
Gli studi storici, comparativi e sociologici della religione sono integrati dalla psicologia e dalla psicoanalisi, e adottano di queste ad esempio la teoria dell'inconscio. Dalla fondazione dello studio della religione, anche di più approcci sono apparsi. Una delle aggiunte più recenti è la scienza cognitiva dove la questione dell'origine e dello sviluppo della religione è di nuovo un problema principale. Nelle scienze cognitive sono utilizzati non solo i metodi delle scienze umane e sociali, ma anche quelli delle scienze naturali, tra cui esperimenti psicologici, scansioni cerebrali e simulazioni a computer; la biologia e la ricerca in evoluzione sono coinvolte anche per spiegare come e se la religione ha avuto un ruolo nella sopravvivenza e nello sviluppo della specie umana e della cultura.
CommentI alla fonte n° 1:
COM’E’ LO STUDIO DELLA CRITICA RELIGIOSA ALLA RELIGIONE?
L'aspetto critico generale e inevitabile dello studio scientifico della religione è dato dall'approccio naturalistico, storico, analitico, comparativo, e pluralistico alla religione. Gli elementi della religione, vista come unica e univocamente vera dai fedeli - per esempio, che vi è un solo Dio, che un profeta è l'ultimo e definitivo vero profeta, che un testo religioso è autorevole in maniera assoluta, che il mondo e l'uomo sono stati progettati e creai in uno ed un solo modo dal dio (o dèi) della propria religione - sono visti nella scienza della religione come qualcosa di umano, storico e sociale, qualcosa che ha le stesse probabilità di essere vero o falso, qualcosa postulato da diversi e religioni in molti modi molto diversi.
L'approccio critico non è quindi ideologico, ma metodico. Lo scopo dello studio della religione non è quello di 'rivelare' che le pretese di verità delle religioni sono false. Non ha per obiettivo lo sradicare la religione e non si sforza di farlo in un’ottica anti-religiosa. Il suo unico obiettivo è quello di studiare la religione scientificamente come fenomeno storico, umano e sociale. Ma dove un approccio storico e sociologico di solito non è controverso quando si tratta di studiare i partiti politici, la musica o i ruoli di genere, lo studio della religione è spesso percepito come anti-religiosa dai fedeli, proprio perché va inevitabilmente a lavorare con le religioni e gli dei, le pretese di verità e i reclami, gli dei e le religioni costruite da esseri umani e di società umane e non costituite da divinità.
Trattare le religioni in modo neutrale è spesso chiamato agnosticismo metodologico o ateismo metodologico. Questa designazione implica che se si studia la religione scientificamente, lo studioso non respinge né accetta l'esistenza ontologica di una dimensione religiosa. Lui o lei può essere religioso - in un modo o nell'altro nella propria vita personale, ma quando esegue l'attività di studioso di religione, lui o lei mette da parte le proprie convinzioni religiose o anti-religiose.
Il nocciolo della questione non è se Gesù Cristo era veramente sia uomo sia Dio, e se veramente è risorto dai morti. Il nocciolo della questione è il fatto che ci sono esseri umani che la pensano così, eseguono rituali in accordo con questa visione e secondo lo stesso principio costruiscono una morale, così come le istituzioni politiche e sociali sono legate alle loro idee e rituali. Lo studio riguarda quindi gli esseri umani, le società e il loro modo di vivere e di pensare.
Commenti alla risorsa n° 2:
INSIDER E OUTSIDER
Nello studio della religione, è importante essere consapevoli del punto di vista. Una distinzione importante è
tra il punto di vista emico, dell’insider ovvero il religioso, i fedeli, e il punto di vista etico, dell’outsider, cioè lo studioso o ricercatore.
Tale distinzione è importante perché la scienza della religione esige che tutte le religioni e fenomeni religiosi possano essere analizzati e confrontati in modo neutrale e imparziale - anche quella con cui il ricercatore stesso è cresciuto.
Alcuni credono che sia il compito più importante e peculiare dello studio accademico della religione utilizzare il punto di vista esterno; ritengono che gli studiosi non dovrebbero preoccuparsi del fatto che gli insider si riconoscano o meno nelle spiegazioni e nelle analisi effettuate dai ricercatori. Altri insistono invece nel sostenere che gli studiosi di religione non hanno fatto il loro lavoro correttamente se non hanno (ri)descritto e interpretato la religione in modo tale che i membri al suo interno siano in grado di riconoscersi. Il compromesso più comune è: il processo di ricerca dovrebbe tentare di ri-descrivere con cura e capire come gli insider si esprimono e percepire le cose. Tuttavia, lo studioso deve andare anche oltre e interpretare e spiegare la religione in altri termini e altri modi rispetto a quelli che gli insider vogliono o sono in grado di utilizzare. La ricerca sulla religione deve analizzare e spiegare la religione in termini di teorie più generali dell'uomo e della società e anche alla luce della conoscenza di altre religioni e fenomeni religiosi.
SOMMARIO: LO STUDIO SCIENTIFICO DELLA RELIGIONE
Lo studio scientifico della religione cerca di sottoporre la religione e fenomeni religiosi ad un esame analitico, critico, pluralistico e comparativo.
Analitico-critico significa che le religioni e il concetto della religione sono studiati, interpretati e spiegati in un contesto storico e culturale, e che dichiarazioni, testi, istituzioni ed altri elementi religiosi non vengono presi secondo il valore originario, ma assoggettati al medesimo esame cui sarebbe assoggettato un qualunque altro tipo di dichiarazione, testo ed istituzione. Ciò significa che lo scopo originale di un testo deve essere ristabilito: come e perché è stato scritto e come è stato compreso e utilizzato allora? Come le generazioni successive, comprese quelle attuali, hanno interpretato ed utilizzato il testo in modi nuovi e diversi? Con questo approccio diventa chiaro come successive generazioni in diversi contesti storici, e come i diversi tipi di persone (studiosi e gente comune, uomini e donne) ‘creano’ la religione attraverso le loro interpretazioni attive ed un diverso utilizzo dei testi. Di conseguenza, la scienza della religione ritrae la religione come un fenomeno dinamico, storico e di gruppo quanto individuale.
Pluralistico e comparativo significa che la scienza della religione, di base, studia tutte le religioni. Non si presume che una religione sia vera, come non lo sono gli studi basati sulla visione che una religione ha di sé stessa o sulla sua idea di cosa sia la vera religione. Tutte le religioni sono trattate allo stesso modo, sia qualitativamente che metodicamente. E con un quadro analitico e concettuale che non è caratterizzato da una religione, ma è il risultato di studi pluralistici, interculturali e comparativi di varie religioni e fenomeni religiosi. Fenomeni come riti, miti, autorità religiose, testi religiosi e concezioni di vita e di morte sono studiati comparativamente. L'analisi e l'interpretazione di un fenomeno religioso in un contesto storico specifico (ad esempio il battesimo cristiano) richiedono che il fenomeno concreto sia inserito nel contesto della classe di fenomeni simili (per esempio, in questo caso, i riti di passaggio o di iniziazione). E le comparazioni non sono utilizzate principalmente per riconoscere le analogie tra i contesti storici e culturali, ma anche per individuare le differenze dovute alla diversità del contesto religioso e storico-culturale.
Uno dei primi studiosi di religione, il filologo e orientalista Max Müller (1823 - 1900) è famoso per le parole: 'colui che ne conosce una, non ne conosce nessuno' - il che significa che se si conosce solo la propria tradizione religiosa, non si sa di che cosa si sta parlando. Si è limitati dalle categorie e dai punti di vista propri della cultura in cui si è cresciuti. La competenza in ambito religioso richiede che si possa 'tradurre' tra le tante diverse lingue religiose. La scienza della religione si basa su questo. Ma oggi vi è una crescente consapevolezza: la religione è vista come un "linguaggio", una lingua con numerose varianti, molti dialetti con parole incomprensibili l’uno per l’altro. Si tratta di una lingua parlata in modo molto diverso dai vertici religiosi e dal pubblico in generale, nelle zone rurali e urbane, nel mondo di oggi e in quello antico, in Asia e in Europa.
Proposte didattiche
Attività 1: prospettiva emica o etica
Trova delle citazioni di insider e outsider di religioni diverse. Mettile in un documento e discuti la prospettiva insider / esterno con gli studenti.
Ulteriore attività suggerita: Crea la tua religione
Questo compito potrebbe essere l'ultimo compito del corso di "introduzione alla religione". Qui gli studenti utilizzano le conoscenze acquisite grazie agli esercizi 1-3 e lo fanno in modo creativo.
Attività 2: Crea la tua religione
- Fai un cartellone (su carta o in forma elettronica) in cui schematizzi una nuova religione
- Includi nella tua descrizione le categorie che hai trovato nell’esercizio 1 della pagina 1 di questo modulo
- Qual è il nome della religione?
- Fai due dichiarazioni sulla religione; uno dal punto di vista di un insider e uno dalla prospettiva di un outsider
Prepara una breve presentazione sulla tua nuova religione. Come la “venderesti"? Come la “pubblicizzeresti”?