3. Il Corpo nell’Ebraismo

Nell’Ebraismo il corpo fisico non è né adorato né condannato di per sé. La Bibbia rappresenta il corpo come una statua alla quale è aggiunta la vita grazie al soffio divino (rùach), lo spirito di Dio. Il corpo è composto di terra tanto che il nome del primo uomo, Adamo, deriva dalla parola Adamàch che indica la terra fertile con la quale è possibile modellare una statua. L’uomo è composto di materia e spirito divino, l’alito divino del cielo e la materia della terra.
Un’altra immagine biblica rappresenta il corpo fisico come un palazzo abitato dal Signore. Il corpo è la locazione materiale dell'incorporea presenza di Dio, dello spirito divino che lo anima; per questa ragione quest’abitazione dovrebbe essere rispettata e garantita attraverso delle regole di purezza che la rendano adatta allo spirito divino. Le pratiche e le regole che riguardano la cura e la gestione del corpo definiscono infatti lo stato di purità o impurità del credente.
      
Il corpo definisce lo stato di purità o impurità.

Il modo con cui il corpo raggiunge o mantiene lo stato di purità è sancito da un insieme di prescrizioni di senso affermativo o di senso negativo (divieti). Si tratta di 613 comandamenti dei quali 365 sono divieti e 248 sono comandamenti affermativi, accettati generalmente dagli ebrei come condizione del patto tra Dio e il suo popolo. La parola ebraica mitzvah ("comandamento") si riferisce ai precetti e ai comandamenti ordinati da Dio e tramandati nel testo della Torah. Il principio fondamentale del patto tra Dio e il suo popolo è la Kedushà, letteralmente “distinzione” tra stato di purità e impurità. Lo stato di purità ebraica include sia la santità del cuore e dei pensieri attraverso regole morali, che lo stato di purità del corpo attraverso norme di cura e gestione del corpo. Il corpo è il luogo della Kedushà spirituale e fisica attraverso la quale il popolo di Israele mantiene il suo patto di elezione con Dio, obbedendo alle sue condizioni di santità.
Cionondimeno è importante tenere presente la pluralità di opinioni e posizioni all’interno dell’ebraismo moderno che dimostra un variegato modo di aderenza ai precetti secondo le tendenze delle varie comunità religiose. Ad esempio, l’attenzione ai comandamenti di cura e gestione del corpo sono tipici e molto sentiti nelle comunità dell’ebraismo Ortodosso e Ultra-ortodosso.

La cura del corpo e l’abbigliamento nell’Ebraismo Ortodosso

Mentre le comunità religiose dell’ebraismo Riformato non vi prestano particolare attenzione, l’ebraismo Ortodosso e Ultra-ortodosso presta una grande attenzione sia alla cura del corpo, sia al codice di abbigliamento.
Con livelli di severità diversi da comunità a comunità, in generale l’ebraismo ortodosso e ultra-ortodosso tiene come principi guida per l’abbigliamento i valori della modestia, senza distinzione tra generi.
Le donne indossano generalmente gonne per un divieto esplicito presente nella Bibbia di indossare abiti   dell’altro genere; ciononostante ci sono rabbini e comunità che si tengono piuttosto elastici su questo punto. Il codice d’abbigliamento più tradizionale dell’ebraismo ortodosso include che le maniche coprano i gomiti, le maglie coprano la clavicola, le gonna le ginocchia, e che vestiti siano tutti non aderenti alle forme del corpo. Le donne sposate dovrebbero anche coprire in pubblico i propri capelli, con cappelli o sciarpe o veli. Per gli uomini è prevista la kippah, un copricapo circolare e sottile tradizionalmente indossato dagli ortodossi a tutte le ore. Il suo significato è associato a una dimostrazione di rispetto e riverenza a Dio. La cura del corpo per gli ebrei ortodossi comprende la cura della barba in modo da non tagliare la barba ai lati del volto lasciando crescere due riccioli. Secondo i versi del Levitico: “Non taglierete in tondo i capelli ai lati del capo, né spunterai gli orli della tua barba. Non farete incisioni nella vostra carne per un morto, né farete alcun tatuaggio su di voi.” Così i tatuaggi sono vietati. 
 
Gli sviluppi dell’ebraismo riformato

L’ebraismo Riformato tende ad adattare le norme religiose ai cambiamenti sociali, politici e culturali del mondo moderno, modificando o abbandonando molte pratiche e regole dell’ebraismo tradizionale. Questo movimento di riforma è nato all’inizio dell’Ottocento in Germania ed è oggi la denominazione più diffusa dell’ebraismo americano, e con l’ebraismo Progressista conta il maggior numero di affiliati tra gli ebrei diffusi in tutto il mondo. Mentre l’ebraismo riformato è basato su una trasmissione etnica matrilineare, l’ebraismo Riformato accetta come ebrei i figli anche di solo padre, nel caso in cui i genitori decidano di crescerlo ed educarlo alla cultura e identità ebraica.
Viene professata l’eguaglianza di genere, e le sinagoghe non presentano le tradizionali divisioni tra uomini e donne, infine in alcune comunità riformate delle donne sono potute divenire rabbine.
Una parte dell’ebraismo Riformato accetta membri omosessuali arrivando a celebrare matrimoni religiosi per coppie dello stesso sesso, nel caso la legge civile del paese della comunità lo permetta.

Pratiche

1. Pratiche corporali: la circoncisione (Brit Milah)

Il primo rito di passaggio nella vita di un maschio ebreo è la circoncisione, la rimozione rituale del prepuzio del pene. Il rituale si chaiama brit milah, il “patto della circoncisione”, è un momento fondante dell’identità ebraica in tutte le comunità di tutte le tendenze. Si svolge l’ottavo giorno dopo la nascita del bambino, e definisce la sua entrata nel patto stretto da Dio con Abramo e la sua discendenza. Nella Bibbia si legge:“Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del membro, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza». (Genesi 17, 10-14).

Vedi fonte n 3

2. Precetti d’immersione nell’ebraismo ortodosso

Alcuni precetti religiosi (vedi fonte n 2) specificano che l’immersione completa nell’acqua è necessaria per ritornare a uno stato di purità rituale. La Bibbia Ebraica cita la parola mikvah come una vasca d’acqua per l’uso specifico delle immersioni rituali: letteralmente la parola significa “raccolta” di acqua. Gli archeologi hanno scoperto delle antiche vasche mikvah associate ai complessi delle sinagoghe. Nell’ebraismo moderno solo le comunità ortodosse e più tradizionali mantengono le classiche prescrizioni delle immersioni rituali. In tali comunità il bagno rituale ha un’importanza decisiva tanto che nelle nuove costruzioni il mikvah è pianificato e edificato prima della costruzione della vera e propria sinagoga. Oggi nelle comunità ortodosse e tradizionali le immersioni rituali nell’acqua sono prescritte per le donne sposate per ritornare a uno stato di purità dopo il periodo del ciclo mestruale o dopo la nascita di un figlio, oppure l’immersione è richiesta per la sposa prima della cerimonia di matrimonio; nell’ebraismo ortodosso gli uomini solitamente si immergono prima della festa dello Yom Kippur (“il giorno dell’espiazione”, la festa più importante dell’ebraismo) e in alcune comunità anche le donne seguono questa abitudine. Con differenze tra le varie comunità, gli uomini possono avere l’abitudine di fare delle immersioni rituali prima di ogni festa del calendario ebraico; in alcuni gruppi prima di ogni Shabbat (il sabato, giorno di riposo religioso della settimana). Donne e uomini usano vasche mikvah diverse oppure la stessa ma in orari differenti. Le comunità ortodosse richiedono inoltre che le stoviglie e gli utensili di ciascuna casa siano immersi e purificati nella vasca mikvah prima di essere usati per cucinare.   
L’ebraismo riformato non pone solitamente particolare importanza alle immersioni nel mikvah, tendendo ad allegorizzare i precetti biblici. Molti ebrei riformati è probabile che non abbiano mai visto un mikvah, anche se c’è una tendenza crescente a praticare delle immersioni rituali prima delle cerimonie di conversione o di matrimonio. Solitamente anche nelle comunità riformate un’immersione totale è prevista nelle procedure di conversione di un individuo alla religione ebraica, senza distinzione tra generi.

3. La cura del corpo del defunto

Quando muore un membro della comunità ebraica, sono chiusi gli occhi e il corpo è posto sul pavimento e coperto. Sono accese delle candele vicino al corpo che in segno di rispetto non è mai lasciato solo fino al momento della sepoltura. Le autopsie o altri interventi sul corpo del defunto sono scoraggiati, sebbene siano comunque permessi nel caso la legge lo preveda o nel caso si tratti di salvare una vita umana; dovrebbero però tendere ad essere il più possibili rispettosi del corpo e non troppo intrusivi. 
La presenza di un cadavere è considerata una fonte d’impurità. Le persone che sono state alla presenza del cadavere devono lavarsi le mani prima di entrare in una casa, anche nel caso non avessero toccato fisicamente il corpo del defunto. Questo a sua volta è completamente lavato e vestito in un sudario di lino quanto più semplice possibile. Vestiti e cassa funebre devono essere semplici, in modo da non creare differenze visibili tra ricchi e poveri. Il corpo non dovrebbe essere né cremato né imbalsamato. Secondo la tradizione né organi né fluidi dovrebbero essere prelevati dal corpo, anche se oggi si segue spesso  un’interpretazione più flessibile data da alcuni rabbini, secondo la quale è permessa la donazione degli organi in virtù del fatto che la sepoltura del restante cadavere soddisfa per intero il precetto di sepoltura del corpo. Il corpo deve essere poi sepolto nella terra. La bara non è strettamente necessaria nel rito tradizionale; nel caso sia usata, deve prevedere alcuni fori in modo che il corpo venga a contatto diretto con la terra.

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