Introduzione su pluralismo religioso contemporaneo - Per gli insegnanti

Nel corso degli ultimi tre decenni, nuove forme di pluralità religiosa si sono estese in Europa, in particolare in Europa centrale, occidentale e, più di recente, nei paesi del sud come l'Italia, la Spagna o il Portogallo. Questa nuova pluralità religiosa è soprattutto un effetto delle migrazioni dai paesi asiatici, africani o sudamericani. Perciò la sua intensità e la sua progressione segue le rotte di migrazioni economiche e politiche [Vedi il modulo digitale su religioni, migrazioni e minoranze]. Il confronto tra i tre documenti dà una migliore comprensione di questo fenomeno.

Tradizionalmente, la maggior parte dei paesi europei hanno una storia di preponderanza cristiana (almeno fino a quando i processi di secolarizzazione e/o di laicizzazione non sono apparsi all'inizio del 19° secolo). Così, in passato, la pluralità religiosa è stata soprattutto una pluralità confessionale fra i tre principali rami del cristianesimo: cristianesimo ortodosso, erede dell'Impero Romano d'Oriente (e per questo motivo presente per la maggior parte in Grecia, Russia, Ucraina, e nei paesi dei Balcani), cattolicesimo romano, erede dell'Impero Romano d'Occidente, e il protestantesimo che apparve dopo la scissione della Riforma (16° s.). Oltre al cristianesimo, anche  ebraismo e islam sono stati presenti sul territorio europeo, ma sotto diverse modalità: l'ebraismo è sempre presente come una minoranza (anche se gli ebrei costituivano una forte minoranza sul territorio dell'ex Confederazione polacco-lituana, poi divisa - 18 ° secolo -. tra la Russia, l'Impero austriaco e la Germania). [Vedere Modulo digitale su ebraismo I. Storia dell'ebraismo]. L'Islam è presente come maggioranza in due paesi soltanto (Albania, Kosovo), o come una minoranza in parti regionali della Russia o in parti dei paesi balcanici (Bosnia, Serbia, Bulgaria, Macedonia e Grecia) (come indicato sulla mappa 2a): la mappa della tradizionale presenza musulmana in Europa è una conseguenza della dominazione Ottomana in Europa sud-orientale (15-19° s.) e della presenza turco-mongola (tartara) in Russia e nella Polonia nel Medio-Evo.
La mappa 2b mostra l'attuale presenza di musulmani in Europa: contrastare le due mappe ci permette di capire che i nuovi paesi di insediamento sono i paesi con i più alti tassi di migranti come la Francia, la Germania e la Svezia, seguiti dalla Gran Bretagna. In Francia e in Gran Bretagna, gli immigrati musulmani erano già numerosi negli anni '50-'60 grazie sia un più alto livello di industrializzazione e a una storia coloniale nel mondo musulmano. Per la Germania, le rotte di migrazione sono basate per lo più su ragioni economiche. Nei paesi del sud, le migrazioni economiche sono state più recenti: dagli anni '80 e '90 (vedi anche sezione 2 di questo modulo). Altri paesi, come la Svezia, hanno tradizionalmente messo in atto una politica di accoglienza nei confronti dei rifugiati politici [vedi anche Modulo Digitale su Islam I. Storia dell'Islam, sez. 10]
Il confronto tra le due mappe consente di eliminare la falsa concezione secondo la quale i musulmani europei sono solo immigrati o figli di immigranti.
La situazione dei musulmani in Europa è quindi diversa da quella di altre comunità religiose asiatiche: l'hinduismo e il buddhismo non hanno radici antiche in Europa: tranne in caso di convertiti a queste religioni, la maggior parte dei fedeli sono immigrati o discendenti da migranti provenienti dall'India o da altri paesi asiatici [vedi anche i Moduli Digitali introduttivi al buddhismo e all'hinduismo].

Diversità religiosa è solo una delle principali differenze culturali nel panorama europeo, di fianco alla diversità etno-nazionale. In passato (in particolare in età medievale e moderna), i confini confessionali tra la Chiesa cattolica o mondo "latino", e gli ortodossi o mondo "greco" - e successivamente, dopo il periodo della Riforma, tra cattolici e protestanti in Europa - sono stati le maggiori linee di divisione in Europa e fonte di numerosi conflitti identitari (il massimo livello di conflitto è rappresentato dalla cosiddetta "guerra delle religioni" che ha devastato paesi come la Germania e la Francia nel 16° sec. ed ha svolto un ruolo nell'affermazione del potere politico - il re - quale garante di pace civile, un'evoluzione teorizzata come "monarchia assoluta"). La pluralità di religione era un dato di fatto, ma per lunghi secoli il pieno riconoscimento di questa pluralità (il "pluralismo" strictu sensu), non è stato accettato (men che meno favorito) dalle politiche degli Stati nazionali europei.
Dalla fine del 18 ° secolo, la tolleranza religiosa ha cominciato a prevalere nei paesi più avanzati (Gran-Bretagna, Francia, Austria), ma la tolleranza religiosa non deve essere eguagliata al pluralismo religioso: è solo l'assenza di persecuzione religiosa, e non preclude necessariamente la discriminazione religiosa.
Lungo tutto il 19 ° secolo, i processi di secolarizzazione hanno indebolito i conflitti confessionali (salvo casi specifici, come in Irlanda del Nord, dove l'identità religiosa è stata usata come un simbolo di identità nazionale, con una equivalenza posta tra "cattolici" e "irlandesi" da un lato, e "protestanti" e "lealisti britannici" dall'altro). Inoltre, gli Stati europei a poco a poco hanno riconosciuto parità di diritti religiosi a tutti i cittadini indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o l'assenza di affiliazione, questo (va sottolineato) nonostante la condizione privilegiata talvolta data a una specifica denominazione in alcuni paesi come la Gran Bretagna, con la Chiesa di Inghilterra, o paesi nordici con la Chiesa luterana. Così, al di là di una grande diversità nelle modalità di rapporti tra lo Stato e le religioni, un modello democratico di uguaglianza dei diritti si è progressivamente diffuso in tutta Europa: il pluralismo religioso è stato adottato come principio costituzionale per la maggior parte della legislazione degli Stati europei. Nel presente, possiamo osservare una convergenza di modelli democratici di regolamentazione della religione da parte dello Stato liberale in Europa, che dà garanzie per il funzionamento del pluralismo religioso.

Il nuovo panorama europeo

Dagli anni '70, è apparso un nuovo panorama europeo per quanto riguarda il luogo e la varietà delle religioni e denominazioni. Forme religiose di appartenenza, le pratiche e i credi sono diventati sempre più diversificati rendendo la diversità religiosa uno delle caratteristiche dominanti nelle città europee. Questa diversificazione è il risultato principalmente di due processi: in primo luogo, la crescita dei movimenti religiosi e di nuove correnti spirituali grazie ad una liberalizzazione di quello che viene chiamato da sociologi "mercato religioso", e per l'espansione della società dei consumi che va a modificare le esigenze religiose; e in secondo luogo, la crescita e la crescente differenziazione interna delle tradizioni religiose dei gruppi di migranti. Secondo le stime della Population Division delle Nazioni Unite, il numero di migranti nel mondo è cresciuto negli ultimi 50 anni da 80 a 214 milioni, passando da 2,6 a 3% della popolazione mondiale. Un rapporto pubblicato nel 2012 dal Pew Forum on Religion & Public Life evidenzia che quasi la metà di questi migranti sono cristiani (49%), il 27% sono musulmani, il 5% induista, il 3% buddisti, il 2% ebrei, mentre il 4% appartiene ad altre religioni e il 9% non sono affiliati. I milioni di immigrati che si sono trasferiti da una parte all'altra del globo hanno portato con sé, oltre alla speranza di migliorare le condizioni di vita proprie e delle loro famiglie, la cultura, i valori, le tradizioni e le religioni dei loro paesi di origine. Non c'è dubbio che il luogo in cui tali cambiamenti sono più evidenti sono le grandi città: è qui che la più alta concentrazione di persone immigrate è registrata, e non c'è nessuna città occidentale che non ha vissuto una profonda riconfigurazione proprio a causa dei flussi migratori in negli ultimi due decenni.
I ricercatori interessati a questi processi di cambiamento religioso hanno cercato di analizzare i modi in cui queste nuove diversità si immettono nelle organizzazioni istituzionali, nel tessuto della socialità quotidiana nelle definizioni egemoniche di identità collettiva, in particolar modo quella nazionale, e hanno seguito gli effetti di ciò in diverse aree . Per rendere la situazione ancora più complessa, ci sono le "laicità multiple" in cui le distinzioni tra la religione e il secolare sono sì definite, ma l'idea di bilanciamento e di accoglienza della diversità religiosa anima ancora dibattiti pubblici in cui le nozioni di laicità sono instabili, impugnate e ricomposte. Recenti studi interdisciplinari dedicati al tema hanno sollevato diverse questioni di interesse per una prospettiva storico-religiosa, puntando ad un nuovo modo di pensare lo spazio urbano e le relazioni sociali, le tradizioni culturali e religiose che lo animano e al cui interno prendono vita. Il riassetto è significativo in quanto le dinamiche religiose nelle città globali di oggi e nei principali centri urbani spesso differisce notevolmente da quelle degli Stati-nazione.

Considerando la funzione sociale dei luoghi di culto, è sempre più chiaro che devono essere letti non solo come le pratiche consensuali ma soprattutto come "spazi contesi» in termini di proprietà, negoziazione e creazione di risorse simboliche di una società. In questo modo, lo spazio urbano diventa il campo in cui conflitti e confini, che altrimenti rimarrebbe nascosti, si mostrano; le comunità religiose fanno le loro richieste attraverso interventi architettonici e spesso sorgono conflitti legati alle autorizzazioni di costruzione, ai processi di riconoscimento pubblico e alla visualizzazione pubblica di rituali religiosi. Nelle nostre società le religioni "appaiono" in luoghi precedentemente non previsti e tali luoghi assumo, a volte, nuove e insolite forme. Il pluralismo religioso è il "normale stato delle cose", e non è così solo perché la religione è una realtà multidimensionale, ma anche perché le istituzioni che la governano sono molteplici, sia all'interno del campo religioso stesso che all'esterno di esso. Ancor più, la messa a fuoco sul pluralismo religioso ha reso visibili le tradizioni religiose che sono state presenti da secoli nei paesi in cui il mercato religioso è stato monopolizzato da una sola religione che, con la sua ombra, ha reso tutti gli altri invisibili. Persino in Europa, dove vi è un marcato declino di pratiche religiose, una caduta delle ordinazioni sacerdotali e un'emancipazione dei fedeli dagli insegnamenti ufficiali delle chiese sui temi etici, siamo in grado di registrare da almeno gli anni '80, anche una grande proliferazione di nuovi movimenti religiosi, e, più recentemente, sotto l'influenza della crescente migrazione, si può anche registrare una proliferazione senza precedenti di presenza multi-religiosa persino in paesi come L'Italia, dove la gestione del mercato religioso è stato monopolizzata da una sola religione maggioritaria.