2. Religioni e spazio urbano nel contesto delle città europee super-diverse - Per gli insegnanti

Molti centri metropolitani europei sono caratterizzati da "super-diversità", ossia  presentano una simultaneità di forme di diversità: culturali, etniche, religiose, linguistiche e altre. La comprensione della diversità religiosa - in quanto contiene molteplici pratiche religiose, confini, e appartenenze - offre una visione fondamentale nella dinamica di super-diversità e del pluralismo, in generale, nella sua ambigua relazione con la modernità e la laicità. La religione è una parte della cultura urbana e in una forma o nell'altra pone alcune tra le principali sfide in una società caratterizzata da disuguaglianze e eterogeneità.
In contesti urbani contemporanei, gli attori religiosi:
1. occupano lo spazio urbano con diverse tattiche e strategie, generando un problema di visibilità / invisibilità;
2. sono coinvolti nel rapporto tra i luoghi religiosi storici e tradizionali, e quelli legati alle nuove religioni / spiritualità, passando attraverso i confini di etnia, genere o altro;
3. apportano servizi di welfare o altri tipi di servizio pubblico di impronta religiosa in risposta alla crisi dello stato sociale, situazione in cui le istituzioni religiose hanno un ruolo più pubblico e più visibile nella fornitura di servizi sociali;
4. sono connessi a quei luoghi che le città identificano come luoghi sacri;
5. sono connessi alle attività religiose di tutta la città e di come questo modifichi, con adattamenti e spostamenti, la mappa delle realtà urbane e contemporanee. Vi è un rapporto complesso tra prassi religiosa, identità culturale e vita urbana.
Secondo il più recente rapporto delle Nazioni Unite, dal 2008 oltre il 50% del mondo vive ora in aree urbane (il 75% in Europa). Inoltre, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione prevede che il 60% della popolazione mondiale - tra cui quella europea - vivrà in città entro il 2030. Insieme a una intensa urbanizzazione, la globalizzazione e la reindustrializzazione hanno portato con sé crescenti tassi di disoccupazione, povertà e disuguaglianze. Sta diventando urgente elaborare un quadro analitico per studiare questi sviluppi. La religione è una parte della cultura urbana e in una forma o nell'altra apporta alcune delle principali sfide in una società caratterizzata da forti disuguaglianze ed eterogeneità.
Negli ultimi 50 anni, le società europee hanno accolto una migrazione su larga scala che ha generato nuove forme di diversità religiosa. Ciò si svolge prevalentemente nelle città europee, trasformando le loro identità, le loro auto-comprensioni e le loro narrazioni. Nella ricerca urbana, la dimensione religiosa di queste identità, pur se certamente centrale in esse, è in gran parte trascurata. Alcune città europee si sono mobilitate e hanno elaborato, in risposta alla diversificazione spinta dall'immigrazione, immagini di "città multiculturale" che promuove l'idea di diversità religiosa come una risorsa per il turismo e il business internazionale. Altre città, a loro volta, si modellano in termini di portatrici di eredità religiose, per lo più cattolica, protestante o ortodossa, ma a volte ebraica o islamica.
La diversità religiosa spinta dall'immigrazione suscita questioni sui luoghi di culto, la visibilità delle comunità religiose in luoghi pubblici (attraverso l' abbigliamento, ecc) e preoccupazioni in merito alla cultura di buon vicinato, quali segregazioni e "ghetti religiosi". Questi problemi riguardano i conflitti, che possono svolgersi al livello della politica locale e della contestazione legale nei tribunali, o al livello di movimenti sociali urbani e della società civile. Nelle città europee, nuovi edifici religiosi diventano visibili insediamenti delle comunità della diaspora e dei migranti. Essi sono il risultato di processi di adattamento interni e legali, oltre a essere risposte alle possibilità strutturali offerte dall'ambiente urbano.
Parallelamente a questo, si possono scorgere crescenti preoccupazioni per il futuro del paesaggio architettonico-religioso delle città. Queste preoccupazioni emergono a seguito della accelerata secolarizzazione (o fenomeno detto "un-churching", calo di partecipazione dei fedeli) delle chiese cristiane, che porta con sé pressioni sulle finanze, sulle auto-rappresentazioni, ecc.: in alcuni paesi, chiese svuotate dei loro fedeli dalla secolarizzazione vengono demolite o convertite in alloggio o edifici culturali. Allo stesso tempo, questi paesaggi urbani cristiani (chiese, edifici clericali, sedi vescovili, ecc) vengono ri-immaginati come importanti patrimoni culturali, accolti in tali termini dalle popolazioni e dai gruppi di quartiere e diventano oggetto di contestazione.
Gli usi mutevoli degli edifici cristiani e il loro significato per le identità, la politica e la cultura delle città è certamente uno dei temi più importanti della ricerca urbana in generale. D'altra parte, le comunità cercano persistentemente una legittimazione attraverso interventi architettonici o urbani, spesso con problemi legati alle autorizzazioni edilizie e ai processi di riconoscimento pubblico. Più in generale, si nota come l'esposizione pubblica di simboli religiosi e di rituali da parte delle comunità minoritarie debba affrontare l'opposizione da parte di discorsi populisti, evocando così la cosiddetta "crisi del multiculturalismo". In Francia, per esempio, ogni progetto di costruzione di una grande moschea (in particolare quando è incluso un minareto) in una città si si trova contro l'opposizione dei partiti populisti o dei gruppi anti-immigrati.
Gli usi mutevoli degli edifici e la loro importanza per l'identità, la politica e la cultura delle città è diventata una questione importante nella ricerca urbana. Per esempio, il citato fenomeno dell'"un-churching" delle chiese cristiane o della loro re-immaginazione come un segno distintivo delle aspirazioni nazionalistiche delle denominazioni locali - come dimostra il caso della nuovissima 'Cattedrale per la salvezza del popolo rumeno" in Bucarest- sono fenomeni che stanno cambiando rapidamente il paesaggio architettonico-religioso delle città. Nuove costruzioni ibride vengono immaginate quali centri futuri per le attività culturali e politiche della città: la chiesa-moschea-sinagoga a Petriplatz in Berlino, il Columba a Colonia o Doppelkirke in Friburgo sono esempi di questa tendenza, così come la pianificazione della costruzione di una "Casa delle religioni" nella città di Berna e in altre metropoli europee.
Problemi sulla regolazione della diversità religiosa e della convivenza religiosa sono fondamentalmente questioni urbane, mentre in realtà c'è una grande carenza di studi interdisciplinari per affrontare questi fenomeni in tali termini. La vita religiosa è soggetta a molteplici forme di regolazione che caratterizzano la sua visibilità, la sua percezione pubblica e la sua vitalità. Mentre gli stati-nazione e il regime dei diritti umani a livello mondiale forniscono linee guida di governance in merito alla religione, anche le città hanno un ampio mandato, soprattutto per quanto riguarda i luoghi di culto, attraverso la suddivisione in zone e la pianificazione edilizia. Questo dà loro il potere di plasmare i paesaggi urbani religiosi, di privilegiare alcune comunità religiose e limitarne altre. Le città hanno lo status di "lenti per la teoria sociale" in quanto sono trasformate dai processo di secolarizzazione e di modernizzazione e sono sempre più unità di analisi di per sé stesse.