Dalla rivoluzione scientifica all'Illuminismo

La nascita della prima Modernità è segnata da una rivoluzione scientifica e intellettuale che danneggia gli insegnamenti della Chiesa. Lo sviluppo della scienza moderna, a partire dal modello eliocentrico di Copernico nel 16° secolo fino alla teoria dell'evoluzione delle specie formulata da Darwin nel 19° secolo, mette in questione la visione dell'universo trasmessa dalla Chiesa. Questa rivoluzione culturale mostra bene la presa di potere del pensiero nei confronti delle chiese. A partire dal 17° secolo, dei pensatori, detti "Libertines" sviluppano le loro idee al di fuori dei confini segnati dalla Cristianità. Gradualmente, la filosofia si distanzia dalla teologia. Il 18° secolo è segnato da un movimento intellettuale decisamente diversificato: l'Illuminismo. I suoi rappresentati hanno in comune il fatto di basare il loro pensiero sull'esercizio della ragione contro le verità rivelate e dal fatto di promuovere una visione dell'uomo e della società fondata su diritti naturali, ossia inerenti alla natura umana. Facendo così, l'Illuminismo entra in conflitto con il modello della monarchia assoluta, allora dominante in Europa, che riceveva il supporto delle chiese. Ed è contro le chiese che la diversità all'interno dell'Illuminismo si manifesta. Alcuni filosopi sono persino agnostici e ateisti, come Diderot, che imprime un taglio antireligioso all'illuminismo francese. Tuttavia, il deismo è visto con favore da numerosi filosofi, come Jean-Jacques Rousseau o Voltaire, e il criticismo riguarda più la Chiesa che la religione in sé stessa, la quale è ancora concepita come necessario fondamento della moralità. Tuttavia, al di fuori dell'Europa o dell'America, l'Illuminismo è meno interessato a combattere contro la chiesa e tende piuttosto a promuovere un rinnovamento religioso.

Secolarizzazione, laicizzazione

Allo stesso tempo, le società cristiane stavano attraversando due evoluzioni, diverse in natura ma spesso unite insieme poiché portavano verso una riduzione del ruolo della religione nella società. La Secolarizzazione è un lento e impercettibile processo attraverso il quale le chiese cristiane persero gradualmente la loro influenza sulla società e sulle persone. La Secolarizzazione non è il risultato di politiche statali, ma la conseguenza dell'evoluzione delle mentalità. La sua principale manifestazione è la fine della precedente situazione di unità religiosa all'interno di uno stato. Gli atti di tolleranza civile promulgate in Austria da Giuseppe II (dal 1780 al 1790) e in Francia da Luigi XVI (dal 1774 al 1792) non intendevano semplicemente "tollerare" l'esistenza di minoranze religiose, ma riconoscevano loro il diritto di praticare liberamente la loro religione. Negli Stati Uniti il Primo Emendamento (1789) riconosce la libertà di credo. In Francia il decimo articolo della Dichiarazione dei diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789 proclama la libertà d'opinione, includendo la libertà di credo religioso. La progressiva adozione di queste grandi libertà e delle modificazioni della legge civile, fortemente influenzato dalla diffusione del Codice Civile (promulgato nel 1804), accompagna questo processo di secolarizzazione. In Francia il Concordato (1801) e gli Articoli detti "Organici" (1802) notano semplicemente che il Cattolicesimo è "la religione della maggioranza del popolo francese", senza renderlo religione di stato, ma una delle quattro "denominazioni riconosciute" assieme alla Chiesa Luterana, la Chiesa Riformata (Calvinista) e il Giudaismo.
A differenza della secolarizzazione, la laicizzazione è un processo volontario, una politica attraverso cui lo stato cerca di liberarsi da ogni tipo di influenza delle chiese. Questo processo non è necessariamente antireligioso: il primo emendamento alla costituzione degli Stati Uniti (1789) vieta di creare una legge che riguardi la costituzione di una religione, perché andrebbe contro la libertà di credo. La separazione tra religioni e lo stato non impedisce una forte religiosità: preghiere pubbliche furono vietate nelle scuole americane all'inizio del 1960', ma il motto nazionale è "In God we trust".
Questo processo è più conflittuale nei paesi cattolici, in parte a causa del rifiuto da parte della Chiesa cattolica romana delle idee provenienti dall'Illuminismo (generalmente approvato dalle Chiese protestanti che distinguono la fede personale e di azione nella società), e per il suo sostegno per la la monarchia (assoluta quindi reazionario) per mantenere la sua influenza sulla società in generale. Il pontificato di Pio IX (1846-1878) è caratterizzato da un rifiuto delle nuove idee e modelli politici e da un tentativo di riaffermare l'autorità della Chiesa cattolica romana. Tale tentativo si manifesta con la proclamazione del principio dell'infallibilità papale durante il Concilio Vaticano (1869-1870) - un consiglio interrotta dalla conquista di Roma da parte l'Italia.
Questa posizione nutrì un anticlericalismo virulento, a volte violento. La Francia conosce diversi episodi di questo genere che segnano la rottura tra la Repubblica e la Chiesa Cattolica: la Costituzione civile del clero, che è un tentativo di presa di controllo e di riorganizzazione della Chiesa francese da parte delle nuove autorità (presto seguita dal sequestro delle proprietà del clero), fu il punto di partenza di una lunga ostilità, resa palese da una politica di de-cristianizzazione durante il Terrore (1793-1794). Violente manifestazioni di anticlericalismo accaddero anche in Messico durante la Rivoluzione (1910-1920) e la guerra Cristera (1926-1929), una rivolta popolare contro la politica anticlericale del governo, o ancora, durante la seconda Repubblica Spagnola (1931-1939).
Alla fine del 19° secolo, il trionfale regime repubblicano procede con la laicizzazione della Francia. Durante il 1880', l'obiettivo era quello di costruire uno spazio comune e neutrale garantendo la neutralità confessionale degli spazi pubblici. La lotta contro l'influenza della Chiesa Cattolica Romana è manifestata da una politica scolastica che implementa una scuola elementare secolare/laica e che impedisce l'insegnamento ai membri degli ordini religiosi. La legge sulle associazioni (1901) è l'opportunità per sciogliere molte congregazioni; di conseguenza molti membri degli ordini religiosi vanno in esilio. La legge di separazione tra religioni e lo stato (1905) conclude questo processo di divisione. La libertà di coscienza e il libero esercizio di culto sono riaffermati nell'articolo 1, ma non c'è né riconoscimento ufficiale né sussidi alle chiese da parte delle autorità pubbliche.

I nuovi problemi

Il diciannovesimo secolo è segnato dall'industrializzazione. Le società europee sono turbate perché queste trasformazioni economiche portano con sé anche veloci rinnovamenti sociali. Le società tradizionali persero la loro precedente struttura attraverso il processo di urbanizzazione: le città si gonfiarono con l'arrivo di numerose genti dalle campagne giunte a lavorare nelle industrie e che costituiranno da qui in poi la classe lavoratrice, le cui condizioni di lavoro e vita creeranno grande preoccupazione tra molti dei loro contemporanei. Allo stesso tempo, un gruppo sociale arricchito dall'industrializzazione è in ascesa: la borghesia. Il progresso tecnico, nutrito dalle scoperte scientifiche, introduce grandi cambiamenti nella vita di ogni giorno: ferrovie, navi a vapore, auto, illuminazione elettrica, telefoni... I modelli tradizionali sembrano completamente sorpassati e ciò causa la nascita di nuove ideologie prive di relazioni con il Cristianesimo: da un lato c'è il liberalismo, che avanza assieme allo sviluppo dell'industria e della modernizzazione politica dando loro delle basi teoretiche e, dall'altro lato, il socialismo, che cerca di modificare radicalmente le società industrializzate, anche con la rivoluzione, se necessario. La "questione sociale" alla fine viene a imporsi anche sulle chiese cristiane. Le persone interessate a tale questione sono inizialmente individui, cattolici e protestanti, commossi di fronte moltitudine dei lavoratori. La prima risposta arriva dalla carità. Poi si nota la nascita di una Cristianità sociale che cerca di riformare la società per porre una fine alla povertà dei lavoratori. Per quanto riguarda i protestanti, si può osservare l'implementazione di nuove strutture per gestire la popolazione: la YMCA (Young Man Christian Associations) del 1844, creata per accogliere i nuovi venuti nelle città in un ambiente cristiano e decoroso; la Salvation Army (1865) che assicura evangelizzazione e aiuto ai poveri, affidandosi alla trasformazione interiore del singolo affinché permetta un progresso sociale, economico e politico; oppure lo scoutismo (1907), che sviluppa un senso di responsabilità governato dalla fede. Le attività dei fedeli cattolici sarebbero state aiutate da Leone XIII (1878-1903) che formulò la dottrina sociale della chiesa nell'enciclica Rerum Novarum (1891). I cattolici sono attivi in club della gioventù ma anche in nuovi tipi di associazione non legate al sistema di parrocchie: l'Azione Cattolica assieme a una associazione pioneristica, l'Associazione cattolica della Gioventù Francese, creata nel 1886 da Albert le Mun.

La vitalità del Cristianesimo nel 19 ° secolo

A dispetto di questa complessa relazione tra Cristianesimo e modernità, il 19° secolo è anche un periodo di forte dinamismo religioso. La Chiesa Cattolica Romana cerca di sovrintendere meglio ai suoi credenti assicurando un maggiore valore al ruolo del presbitero, la cui figura iconica è Jean-Marie Vianney, prete di Ars dal 1818 al 1859 che lavora alla ri-cristianizzazione della sua parrocchia e che fu beatificato nel 1905 e canonizzato nel 1925. Il culto a Maria e i pellegrinaggi conobbero un risveglio, stimolato dalla fede nelle apparizioni mariane, per esempio a Lourdes nei Pirenei (1858). Il 19° secolo è anche l'epoca d'oro delle congregazioni religiose, in particolare quelle femminili.
Anche nel Protestantesimo c'è un nuovo dinamismo sospinto da diversi "risvegli": il primo ha luogo negli Stati Uniti negli anni Trenta del 18° secolo, a seguito dei sermoni di Jonathan Edward, ma che influenzò anche i protestanti europei. Il protestantesimo americano ed europeo vissero un secondo risveglio negli anni 1800-1830, poi un terzo negli anni 1850-1900 e un quarto negli anni Sessanta del 900'. L'intento di questi risvegli era quello di scuotere una fede ormai diventata un'abitudine, attraverso l'insistenza alla conversione interiore e alla devozione. Originariamente indirizzati ai credenti allo scopo di far emergere la loro fede, questi movimenti si rivolsero successivamente a chi aveva voltato le spalle al Cristianesimo. A dispetto della loro varietà, le correnti del Protestantesimo che nacquero da questi risvegli sono raggruppate sotto l'etichetta di "Cristianesimo Evangelico".
Il dinamismo delle Chiese Cattolica e Protestanti si manifesta anche in un ritorno dell'attività missionaria. Il 18° secolo è segnato da una nuova fase dell'espansione europea, con un'accelerazione della colonizzazione nella seconda metà del secolo. I missionari fallirono nel mondo musulmano, ma sono all'origine di numerose conversioni nell'Africa sub-sahariana e in Asia. L'attitudine delle Chiese nei confronti della colonizzazione è ambiguo: la presenza europea permette loro di portare avanti le loro attività missionarie senza il rischio di una reazione violenta, ma esse presero le distanze, a cavallo del secolo, prima di sostenere il processo di decolonizzazione, promuovendo la creazione di un clero locale.