- Sei mai entrato in una moschea dovendoti mettere scalzo e dovendo indossare abiti coprenti tutto il corpo? Cerca di trovarne e discuterne le ragioni.
- Com’è concepito il corpo nell’Islam?
- La pratica religiosa musulmana come approccia il corpo e l'aspetto del corpo?
- Hai mai visto e ascoltato dei musulmani pregare? Quali sono le caratteristiche della preghiera dei musulmani? Qual è il ruolo della preghiera?
- Prova a descrivere con parole tue i vari significati che si legano al velo a prtire dall’analisi della fonte n° 5.
- Ritieni che i giocattoli siano dei prodotti e dei veicoli di specifici valori culturali? Scegli un famoso giocattolo e prova a interrogarti sui valori o ideologie che sottende.
- Quali questioni solleva l’adozione del velo islamico in Europa?
- Quali questioni vengono messe al centro del discorso sul velo islamico da parte dei mass media del tuo paese?
- Usando la pagina 4 del modulo “Europa contemporane: multiculturalismo e diversità religiosa” prova a discutere la questione del velo islamico all’interno della cornice dei Diritti Umani e delle Linee Guida europee sulla libertà religiosa.
Testo per l’insegnante
6. Il corpo nell’Islam
L’Islam insegna che Dio creò l’uomo dall’argilla instillandovi il suo spirito di vita. Nel Corano si legge: “[Ricorda] quando il tuo Signore disse agli angeli: “Creerò un essere umano con l'argilla. Dopo che l'avrò ben formato e avrò soffiato in lui del Mio Spirito, gettatevi in prosternazione davanti a lui”. (Corano, 38:71-72).
Secondo il Corano Dio separò l’uomo dal resto della creazione assegnandogli tre virtù particolari: l’intelligenza, la volontà e la possibilità della parola per il culto divino. Grazie a questi doni, gli esseri umani sono la parte più nobile della creazione divina.
Anche se composto di materia e spirito, l’uomo nell’Islam va considerato come un’unità indivisibile, e molte pratiche religiose musulmane coinvolgono attivamente il corpo. La prima fra tutte è la recitazione del Corano (termine che significa proprio “recitazione”) e la preghiera. La lettura del Corano fatta dai musulmani è una recitazione molto vicina al canto. Inoltre le preghiere comprendono una sequenza di movimenti e prima di essa il credente deve assolvere le abluzioni, cioè lavare alcune parti del proprio corpo.
Si può dire che la cura del corpo con le abluzioni, la recitazione simile a un canto, e infine la gestualità corporea della preghiera siano elementi necessari che coinvolgono il corpo nel culto e nella concentrazione spirituale.
Ascolta la sura di apertura del Corano fonte n. 1
Il destino del corpo. I musulmani credono che nel giorno finale del giudizio Dio resusciterà i morti e ciascuno sarà giudicato direttamente da Allah secondo quanto sia stato fedele ai comandamenti contenuti nel Corano, e secondo la giustizia e la misericordia usata nei confronti degli altri.
Pratiche
1. il corpo nelle preghiere e nel digiuno.
I musulmani sono accumunati di là delle differenziazioni dei gruppi e delle differenziazioni geografiche dall’osservanza di cinque precetti conosciuti come i “Cinque pilastri” dell’Islam, tra cui sono inclusi la preghiera rituale (salat) e il digiuno nel mese del Ramadan (sawm).
Le preghiere rituali quotidiane sono prescritte secondo particolari condizioni, procedure e orari. Prima di pregare il credente dovrebbe compiere le abluzioni rituali, chiamate “purificazioni” per il corpo e per la mente. Se l’acqua è disponibile, occorre lavare le mani, gli avanbracci, il viso, il collo e i piedi. Con la fronte rivolta verso la direzione della Mecca, e i piedi scalzi poggiati su un tappeto o qualcosa di simile, i credenti si allineano in fila parallele dietro all’imam, che è il leader della preghiera che dirige tutti i credenti sui tempi delle posizioni associate con precisione con i versi del Corano da recitare.
Durante la preghiera, recitando il Corano, il credente è inizialmente in piedi con le mani aperte vicino alle orecchie; poi si siede sui talloni con il busto eretto e con le mani appoggiate sulle ginocchia; infine il credente deve appoggiare la fronte a terra tenendo a contatto con la terra i palmi delle mani, le ginocchia, e i piedi.
Tutto il corpo è coinvolto con la mente nello sforzo di concentrazione e preghiera attraverso la recitazione dei versi del corano e la gestualità da seguire.
È possibile pregare all’aperto, in casa, nella moschea. È solo obbligatorio per i maschi adulti ritrovarsi con tutta la comunità in moschea per la preghiera del venerdì a mezzogiorno, l’unico momento prescritto di preghiera comune. Tutte queste prescrizioni insieme agli obblighi di restare scalzi e indossare vestiti che coprano tutto il corpo, sono indici rappresentativi dell’importanza che il corpo assume nell’Islam.
Vedi Fonte n. 2 Posture della preghiera Salat
Digiuno. Il Ramadan, è il nono mese del calendario lunare islamico, e commemora la rivelazione di Allah a Muhammad. I credenti musulmani ricordano e celebrano questo evento centrale della loro fede attraverso un digiuno durante tutto il mese di Ramadan: anche in questo caso si tratta di uno dei “cinque pilastri” fondativi della religione. Per la durata del mese, i credenti si astengono dal cibo, dai liquidi (perfino dall’acqua), dal tabacco, e dall’attività sessuale nelle ore diurne del giorno, cioè dall’alba al tramonto del sole.
Questa pratica di astinenza corporale è intesa come metodo di meditazione e glorificazione della presenza di Dio, che accresce il senso di abbondanza delle sue grazie e benedizioni.
2. Circoncisione islamica.
La circoncisione maschile è un’importante pratica islamica. Non ci sono spiegazioni precise sulla sua origine. La tradizione scritta dei “Detti” (hadith) del profeta Muhammad (la raccolta di detti e sentenze attribuite al profeta dai suoi primi seguaci, testo islamico fondamentale dopo il Corano) la riconosce come una pratica pre-islamica diffusa tra gli Arabi. Potrebbe essere stata imitata dal costume degli ebrei.
Secondo qualcuno la circoncisione afferma la sottomissione a Dio del credente, mentre altri la ritengono una misura igienica contro le infezioni. È una pratica che intende imitare anche il cammino del profeta, lui stesso circonciso e che fece circoncidere i propri figli.
L’età dei ragazzi sottoposti alla circoncisione varia dai pochi giorni dopo la nascita all’età di 7 o 10 anni. I particolari della cerimonia variano molto da paese a paese, anche se generalmente è un rito di primaria importanza nella vita delle famiglie musulmane.
La discussa e controversa pratica della circoncisione femminile che è praticata in molte zone del mondo e anche in alcuni paesi musulmani non ha l’autorità tradizionale e religiosa della circoncisione maschile. Si tratta di una pratica molto criticata di modificazione dei genitali femminili, secondo livelli e metodi di diversa gravità o pericolosità: nata al di fuori dell’Islam, si può dire che rappresenti un retaggio culturale di popolazioni in alcuni casi convertitesi all’Islam. La maggior parte delle autorità religiose islamiche non la accetta, o almeno non la incoraggia.
3. Il corpo del defunto
Il corpo del defunto deve essere lavato e interrato vestito di una semplice tunica bianca. Se la persona aveva compiuto il pellegrinaggio alla Mecca (un altro dei “cinque pilastri”) è vestito degli abiti del pellegrinaggio. Il corpo del defunto è appoggiato sul lato destro con la fronte rivolta verso la Mecca, spesso sorreggendo la testa con una pietra. Un parente del defunto gli sussurra nell’orecchio l’affermazione musulmana che dichiara di credere nell’unicità di Dio e nel riconoscere Muhammad come suo profeta (shahadah).
4. Il velo islamico
I veli indossati dalle donne musulmane possono avere nomi, forme e colori molto differenti. Il più usato è chiamato Hijab e copre la testa e il petto; un altro tipo tipico dell’Iran copre la testa e parte del corpo come un mantello da indossare negli spazi pubblici (chador); altri tipi coprono anche il volto come il niqab nero saudita o il burqa azzurro afgano.
Il termine hijab in arabo significa letteralmente “tenda” o “schermo”. Nel Corano, il passo più citato cui si lega la tradizione del velo è quello in cui si chiede ai seguaci del profeta che frequentavano abitualmente la sua casa di rivolgersi alle sue mogli restando dietro una tenda (hijab). In generale il principio più esplicitamente riconosciuto nel Corano è quello della modestia, che concerne uomini e donne. In particolare le donne sono ammonite a scegliere un abbigliamento modesto e a coprire il petto e le parti intime, senza però specificare di coprire anche la testa o il volto. Le linee guida per questi tipi di indumenti si trovano nel testo degli Hadith (I detti del profeta) sviluppati dopo la rivelazione del Corano e dopo la morte dello stesso Muhammad.
Generalmente il velo è indossato dalle ragazze a partire dall’età della pubertà e in luoghi pubblici in presenza di uomini non appartenenti alla propria famiglia. Esso è un simbolo e dimostrazione di modestia, discrezione e moralità.
Nei tempi antichi il velo era molto diffuso tra le donne delle classi più agiate in molti paesi di cultura mediterranea o mediorientale come la Persia, la Grecia, l’impero Romano. Queste culture pre-islamiche hanno probabilmente esercitato un ascendente sui costumi delle prime generazioni musulmane soprattutto nella fase di espansione e conquista da parte dei seguaci del profeta.
Durante la prima metà del XX secolo, molti musulmani dimostrarono di accogliere un approccio relativizzante dell’obbligo del velo secondo il quale la modestia poteva essere bene espressa anche solo evitando abiti corti o aderenti al corpo. In molti paesi l’uso del velo cominciò a farsi sempre meno diffuso soprattutto negli ambienti colti delle città della Turchia, dell’Egitto, dell’Algeria dove i governi scelsero di scoraggiarne l’uso, se non proibirne l’uso, come accadde in Iran nel 1936. Dagli anni Venti e Trenta il velo fu interpretato da una parte della popolazione musulmana e da alcuni governi come un ostacolo alla modernizzazione e al progresso. Eppure una parte della popolazione cominciò a vedere nel velo il simbolo di un’indipendenza dalla colonizzazione culturale occidentale. Così il velo divenne il simbolo della Rivoluzione iraniana contro il governo dello Scià considerato subordinato all’Occidente; o il simbolo della resistenza algerina contro il governo coloniale francese durato fino agli anni Sessanta.
Oggi il velo può essere indossato – o non indossato – per ragioni religiose, tradizionali, culturali o politiche. Solo pochi paesi obbligano le donne a velarsi come l’Iran e l’Arabia Saudita.
Informazioniaggiuntive:
La questione del velo in Europa (contiene anche immagini utili e descrizioni dei vari tipi di veli): http://www.bbc.com/news/world-europe-13038095
Informazioni aggiuntive sul significato del velo nell’Islam: http://www.unc.edu/depts/europe/conferences/Veil2000/Veil-sa/veil_islam-amer.PDF
Fonte n. 3, 4, 5
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Informazioni interdisciplinari
Il velo
Il velo è stato abitualmente adottato da buona parte della popolazione nei tempi antichi. Le donne romane e greche indossavano veli come segno distintivo di uno status sociale elevato. È stato anche un elemento legato alla religione: le vestali romane indossavano permanentemente un velo, e durante le cerimonie funebri o alcuni riti di passaggio, spesso uomini e donne indossavano dei veli in segno di solennità o lutto.
Nel cristianesimo antico, nella lettera ai Corinzi (1Cor 11, 4-6), Paolo prescrive l’uso del velo alle donne che partecipano alle riunioni dei credenti. Altri scrittori cristiani delle origini raccomandavano il velo alle donne e in particolare a quelle che avevano fatto voto di castità. Nel cattolicesimo, il velo è rimasto nell’uso di molte donne in particolare durante le celebrazioni liturgiche fino a tempi molto recenti; nelle chiese ortodosse è tuttora molto diffusa tra le donne l’abitudine di coprirsi il capo durante le liturgie in segno di rispetto. Attualmente nel cristianesimo si può scorgere un retaggio dell’uso del velo per ragioni religiose nella sua adozione da parte delle monache, o delle spose, quale simbolo di modestia e castità.
CONVIVENZA & CONFLITTI, DIFFERENZE E SOMIGLIANZE TRA RELIGIONI
RELIGIONE E CORPO
6. Il corpo nell’Islam
Audio
Testo e registrazione audio del primo capitolo del Corano: “L’Apertura”
“In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
La lode [appartiene] ad Allah, Signore dei mondi,
il Compassionevole, il Misericordioso,
Re del Giorno del Giudizio,
Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto
Guidaci sulla retta via,
la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira, né degli sviati.”
Il capitolo di apertura del testo del Corano è di particolare importanza: è una summa dei valori fondamentali e viene recitata nelle preghiere quotidiane e nelle occasioni religiose più importanti.
Record produced by http://quran.com
Text, Quran translated by http://quran.com
© Quran.com
Immagine delle posture della preghiera Salat
La preghiera musulmana ha delle ben precise sequenze di movimenti corporali: la preghiera è un esercizio spirituale che coinvolge corpo e mente.
Creative commons license
http://eemaan.in/SALAH.html 22/09/2014
Immagine delle forme dei diversi veli musulmani
Immagine estratta da R. Pepicelli, Il Velo nell’Islam. Storia politica estetica, Carocci Editori, Rome, 2012 p. 22
Esistono molti veli di forme e colori diversi. L’immagine mostra le forme dei veli più diffusi e il loro nome.
Foto della bambola Razanne
Alcuni anni fa, un’azienda di giocattoli ha introdotto sul mercato Razanne, una bambola in versione musulmana disegnata con abiti e intenta a praticare azioni attinenti alla cultura musulmana, in modo da offrire un corrispondente musulmano alla bambola Barbie, simbolo dello stile di vita occidentale. La bambola Razanne è in tre varianti etniche (pelle scura con capelli neri; pelle olivastra con capelli neri; e pelle chiara con capelli biondi) e delle varianti d’abbigliamento appropriate all’ambiente interno della casa e a quello esterno. L’azienda presenta così il proprio lavoro sul sito: “Noorart si dedica a educare e ispirare la nostra gioventù musulmana e araba attraverso l’ideazione e distribuzione di prodotti educativi di qualità”.
Foto della bambola Razanne, © Noorart ( http://www.noorart.com/shop_category/razanne_doll_toys 01/07/2014)
Il velo
E' solo un pezzo di stoffa / Turba il mondo /
Plasma il mondo / Una civiltà fraintesa /
Costringe, dice l'incolto / Opprime, fa eco l'ignorante /
Il velo è il mio corpo / il velo è anche la mia mente /
il velo definisce la mia identità culturale /
il velo è ciò che sono / le vostre denigrazioni e prescrizioni /
a che io me lo strappi via dal capo /
sono una violenza sul mio corpo / un'invasione della mia terra /
è solo un pezzo di stoffa /
Ma dopo la Palestina, l'Iraq, l'Afganistan, le Molucche e il Kosovo /
Questo è tutto ciò che ho.
di Nor Faridah Abdul Manaf (2007)
Text. Poetry “The veil is my body” by Nor Faridah Abdul Manaf (2007)
Testo della poesia di Nor Faridah Abdul Manaf, poetessa e docente presso l’Università musulmana della Malaysia. Nella poesia il velo è presentato come una scelta personale, culturale e politica. L’opinione della poetessa non rappresenta sicuramente l’opinione di tutte le donne musulmane, ma è una testimonianza interessante da leggere e discutere in classe.
Poesia “The veil is my body” di Nor Faridah Abdul Manaf (2007), in R. Pepicelli, Il Velo nell’Islam. Storia politica estetica, Carocci Editori, Rome, 2012 p. 73