- Come si organizzano le comunità buddhiste?
- Qual è l’autorità suprema?
- Quale è il rapporto tra le comunità buddhiste e la società in generale?
- Come si diventa buddhista?
- Cosa distingue i praticanti laici dai monaci?
- Quali funzioni hanno svolto i monasteri in passato?
- Che cosa sono i Tre Gioielli e i Cinque Precetti?
- Utilizzando gli altri moduli cerca di confrontare l’organizzazione religiosa del Buddhismo con quella delle altre religioni.
8. Buddhismo e la Società: il ruolo della comunità buddhista - Per gli insegnanti
Introduzione
Non esiste un’unica struttura nelle comunità buddhiste. Anche se l’istituzione principale è sempre il monastero, l’organizzazione della comunità varia da regione a regione e tra scuola e scuola. Alcune sono strettamente gerarchiche, mentre altre vengono gestite come un’impresa familiare. Alcune sono dotate di un governo centrale, altre no. Infatti, la fonte di autorevolezza definitiva del Buddhismo si trova nei "Tre Gioielli".
Autorità riconosciuta: il Sangha, il Dharma e il Buddha
Nel Buddhismo c’è un’unica fonte di autorevolezza definitiva. Conosciuti come i "Tre Gioielli", a tutti i seguaci viene chiesto di “prendere rifugio” in loro:
Il Buddha: secondo l’interpretazione può essere il Buddha storico (Siddhartha), un Buddha sovramondano, o la Natura di Buddha – la potenzialità spirituale ideale o suprema che risiede ogni essere senziente l’ideale.
Il Dharma: Gli insegnamenti del Buddha, il sentiero verso l’Illuminazione Anche in questo caso dipende dai quali sutra sono considerati come insegnamenti più fedeli.
Il Sangha: La comunità di coloro che hanno ottenuto l’illuminazione e che possono aiutare i praticanti del Buddhismo a raggiungerla anche loro. Può anche riferirsi, in senso più ampio, all’intera comunità di praticanti buddhisti, o alla comunità di monaci e monache buddhisti.
Istituzione religiosa: lo sviluppo dei monasteri e il loro ruolo nella società
Inizialmente il Sangha si riferiva alla comunità di monaci. Dai primi testi buddhisti si evince che il disegno originario del Buddha non contemplava una visione per la società. Il Buddha cercava semplicemente un sentiero verso l’illuminazione per poter sfuggire il samsara.
Nel tempo il Buddhismo passò da gruppi di asceti itineranti a strutture con forme di organizzazione stabili, ovvero, monasteri, ma non perse mai il contatto con le comunità dove nascevano tali strutture. Con il consolidamento del Buddhismo in tutta l’Asia, il monastero diventò la struttura istituzionale di base responsabile della trasmissione degli insegnamenti buddhisti.
Anche se inizialmente il Buddhismo ebbe un effetto disgregante sulle strutture sociali perché sottraeva gli uomini dai loro obblighi sociali, ben presto diventò una risorsa produttiva per le comunità locali. Il monastero buddhista era la guida spirituale della comunità e un mezzo per poter guadagnare un karman positivo. Gradualmente il Buddhismo venne considerato come fonte di benefici pratici per i suoi seguaci. Questa pratica nasce dal culto di venerazione dei Bodhisattva, esseri illuminati e compassionevoli che offrivano salvezza spirituale ma anche protezione da pericoli quali fuochi o alluvioni. Si poteva visitare un monastero allo scopo di chiedere una guarigione o innumerevoli altri benefici per la propria vita personale. I monasteri funzionavano anche come ostelli, offrendo alloggi e pasti ai viaggiatori. Alcuni offrivano servizi sociali quali scuole e infermerie.
In seguito alla diffusione del Buddhismo, molti sovrani asiatici accoglievano favorevolmente le organizzazioni buddhiste perché incoraggiavano il popolo a seguire rigorosi Precetti morali (vedi sotto). Il primo fra tutti fu il Re Ashoka (304–232 a.C.) che sostenne l’adozione del Buddhismo in tutta l’India. I governanti beneficiavano di una popolazione educata moralmente, e i monasteri beneficiavano dal sostegno finanziario e del riconoscimento ufficiale.
In alcuni paesi, durante certe epoche, il Buddhismo diventò religione di Stato, e ai monasteri buddhisti veniva chiesto di svolgere rituali per conto dello Stato, di invocare i poteri delle divinità protettive, e di offrire preghiere per respingere gli invasori durante i periodi di guerra. Alcuni monasteri buddhisti divennero anche centri di ribellione, guidando il popolo che protestava contro i loro governatori ingiusti o contro le condizioni sociali inique.
Fondamenti dottrinali: precetti per i praticanti laici e per i monaci
In sostanza, i principi etici e morali contenuti negli insegnamenti buddhisti richiedono di stabilire se una determinata azione possa arrecare danno sia alla persona responsabile dell’azione che a quella che subisce l’azione. La condotta morale che si esige ai Buddhisti cambia a secondo se il praticante fa parte della laicità o del clero. Un buddhista laico deve cercare di adeguare la propria condotta secondo i "Cinque Precetti". Questi consistono nell’astenersi:
1) dall’uccidere;
2) dal rubare;
3) impropria condotta sessuale;
4) dal dire le cose non vere;
5) dal consumo di sostanze inebrianti o che possono alterare la lucidità mentale.
Sono questi i precetti base che fanno parte del percorso dei buddhisti laici. Durante le festività buddhiste, molti buddhisti, soprattutto i seguaci della tradizione Theravada, osservano tre ulteriori precetti che consistono nell’astenersi:
6) dal mangiare fuori l’orario stabilito.
7) dal ballare, cantare, suonare, e dalle attività di intrattenimento.
8) dall’uso di profumi, gioielli o da qualsiasi cosa atta ad abbellire la persona.
Gli ultimi tre precetti vengono normalmente seguiti dai membri della comunità monastica e corrispondono all’ideale della povertà che deve ispirare la vita nel monastero. Oltre a questi otto precetti base, esiste un corpus di 250 regole indirizzate ai monaci e di 350 regole indirizzate alle monache. Quattro azioni comportano l’espulsione dal monastero: compiere un omicidio, rubare, avere rapporti sessuali, o mentire in merito alla propria realizzazione spirituale. Per altre infrazioni sono previste penitenze e la confessione in presenza degli altri monaci.
Commento sui fonti
Fonte n° 1
Ordinazione di un monaco
Nella scena si vede un novizio che ha appena messo l’abito monastico mentre pronuncia la formula con la quale prende rifugio nei Tre Gioielli (vedi sopra). Il rito di ordinazione può variare, ma quasi sempre include questa formula, il prendere rifugio negli Otto (oppure i Dieci) Precetti (vedi sopra) e la tonsura. Il rito conferma l’impegno del novizio a lasciare il mondo per dedicarsi alla ricerca dell’illuminazione. In questo caso il rito si sta svolgendo in pali, la lingua del canone buddhista Theravada, e ogni formula viene ripetuta tre volte per confermare che il novizio è fermamente convinto.
Per i laici è sufficiente prendere rifugio nei Tre Gioielli e nei Cinque Precetti per diventare praticante.
Fonte n° 2
monasteri
Oggi esiste una grande varietà di monasteri buddhisti (vedi sopra), sia come dimensione che come tipo di struttura. Possono essere di proprietà di famiglie, quartieri, villaggi, città o persino nazioni, quindi con grandi differenze anche in termini di organizzazione. I monasteri continuano a offrire molte dei servizi e opportunità, sia sacri che secolari, offerti nel passato. I monasteri buddhisti comprendono un complesso di edifici, statue, spazi aperti e spazi rituali, e rappresento spesso il fulcro sociale della comunità locale.
Fonte n° 3
La presa di rifugio nei Tre Gioielli e nei Cinque Precetti
Buddhaṃ saraṇaṃ gacchāmi
Dhammaṃ saraṇaṃ gacchāmi
Saṃghaṃ saraṇaṃ gacchāmi
Dutiyam pi saraṇaṃ gacchāmi
Tatiyam pi saraṇaṃ gacchāmi
Traduzione:
Prendo rifugio nel Buddha.
Prendo rifugio nel Dharma.
Prendo rifugio nel Sangha.
Per la seconda volta, …
Per la terza volta, …
Pāṇātipātā veramaṇī sikkhāpadaṃ samādiyāmi.
Adinnādānā veramaṇī sikkhāpadaṃ samādiyāmi.
Kāmesu micchācārā veramaṇī sikkhāpadaṃ samādiyāmi.
Musāvādā veramaṇī sikkhāpadaṃ samādiyāmi.
Surāmerayamajjapamādaṭṭhānā veramaṇī sikkhāpadaṃ samādiyāmi.
Traduzione:
Mi impegno ad astenermi dall’uccidere gli esseri viventi …
// dal rubare
// dalla condotta sessuale impropria
// dal dire le cose non vere
// dal consumo di sostanze inebrianti (come quelle distillati e fermentati) che alterano la lucidità mentale.
Link ad altri moduli:
Cristianesimo II. Tematiche, sez. 1, 6 e 8
Hinduismo sez. 11
Ebraismo I. Storia, sez. 1 e 2
Introduzione alle tradizioni religiose | Introduzione al Buddhismo I. Breve panoramica
8. Buddhismo e la Società: il ruolo della comunità buddhista
Ordinazione di un monaco
La cerimonia di ordinazione di un monaco della tradizione Theravada in un monastero in Laos.
Per gentile concessione del Prof. James Lochtefeld
Monasteri
Il Tempio buddhista di Mahabodhi a Bodh Gaya, India, luogo dove Siddharta Gautama giunse all’illuminazione e diventò il Buddha storico. Il primo tempio viene edificato dal Re Ashoka (304–232 a.C.), ma l’attuale tempio risale verosimilmente al V-VI secolo d.C.. Gli edifici rossi furono costruiti da credenti hindu e sono tutt’ora sotto la loro gestione. È un luogo di pellegrinaggio per i Buddhisti che vengono da ogni parte del mondo per farvi vista. È Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Per gentile concessione del Prof. James Lochtefeld
Monasteri
Il Monastero di Samye fu il primo monastero buddhista edificato in Tibet. La prima fondazione risale probabilmente al 775-779 d.C..
Reperito da
http://commons.wikimedia.org/wiki/Samye?uselang=it#mediaviewer/File:A_grand_view_of_Samye.jpg
CC BY-SA 2.
Monasteri
Lo Yakushi-ji è uno dei templi buddhisti più celebri e antichi del Giappone. Costruito nel 698 d.C., si trova a Nara, e fa parte dei Monumenti storici dell’antica Nara, un sito collettivo Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Reperita da
http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Yakushiji
Public Domain
Audio
Il voto ai Tre Gioielli e i Cinque Precetti, la formula espressa dai praticanti laici che intendono dedicarsi al Buddhismo.
Registrato in Sri Lanka, in settembre 1998
Per la gentile concessione dell’Understanding Buddhist Death Project, University of Bristol
Finanziato dall’AHRC (Arts and Humanities Research Council)