Introduzione
Secondo gli studiosi è improbabile che i primi sutra riportino esattamente i veri insegnamenti di Siddhartha Gautama, le Quattro Nobili Verità, verosimilmente predicate dal Buddha subito dopo la sua illuminazione, vengono riportate in forma pressoché identica dalle diverse tradizioni. Infatti, sono queste le dottrine che formano il corpo dell’insegnamento del Buddhismo con il quale le tradizioni successive hanno dovuto confrontarsi.
Testi sacri e altri testi principali: i sutra.
A Sutra is a sacred text of Buddhism said to contain the discourses of the Buddha as heard by his disciples. Apart from Sutra, Buddhist texts can also be classified as Vinaya, (monastic regulations) or Shastra, doctrinal treatises.
Autorità riconosciuta: l'incipit dei sutra
A prescindere dalla provenienza, lingua o data d’origine, tutti i sutra iniziano con le parole “Così ho sentito”. Secondo la tradizione buddhista fu Ananda, discepolo prediletto del Buddha, ad aver memorizzato i discorsi del maestro. Successivamente li trascrisse in forma scritta, iniziando ogni sutra la frase “Così ho sentito (dal Maestro)” che diventa la formula tradizionale per riconoscere l’autorevolezza di un testo buddhista come sutra. La stessa frase viene usata anche nei testi che sappiamo risalire dopo la morte del Buddha.
Fondamenti dottrinali: Quattro Nobili Verità, L’Ottuplice Sentiero, Illuminazione e Nirvana
Vedi analisi e commento su Dhammacakkappavattana Sutta
Analisi delle fonti and commento
Fonte 1. Dhammacakkappavattana Sutta
Glossario
Il Beato: l’epiteto più ricorrente del Buddha .
Il Così-venuto: Un altro epiteto del Buddha.
cinque aggregati: i cinque aggregati psico-fisici che costituiscono corpo e la mente di una persona.
Questo sutra contiene i seguenti insegnamenti fondamentali del Buddhismo:
1) La Via di Mezzo
Com’è spiegato nel primo e nel secondo paragrafo, il Buddhismo evita gli estremi sia dell’autoindulgenza sensoriale sia dell’automortificazione disumana. In altre parole, farsi prendere dai piaceri mondani da una parte oppure provare ripugnanza e voler porre fine alla propria esistenza mondana rappresentano entrambe vie sbagliate che non condurranno alla liberazione.
2) Le Quattro Nobili Verità
Vengono spiegati nei paragrafi 3, 4 e 5. La Prima Verità illumina un aspetto onnipresente dell’esistenza: la sofferenza. Per i buddhisti la sofferenza si presenta in tre forme diverse: a) l’evidente sofferenza psico-fisica associata con la nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte; b) la paura di perdere le cose che amiamo e il disagio causato dalla vicinanza a cose che odiamo; c) l’insoddisfazione insita in ogni forma di esistenza a causa del continuo cambiare di tutte le forme di vita.
La Seconda Verità spiega l’origine di tutte queste sofferenze che hanno una sola causa: la brama. Spinti dal desiderio di possedere le cose, gli esseri umani soffrono, producono karman e continuano a rinascere nel samsara (il ciclo delle rinascite). La brama non riguarda solo cose positive come la ricerca di piaceri sensuali o il desiderio di vita, ma è anche la brama di distruggere le cose che odiamo, compresa la propria vita. Questi due atteggiamenti opposti – l’attaccamento alle cose che amiamo e l’avversione verso le cose che odiamo – sono collegati al concetto della Via di Mezzo descritto qui sopra. L’attaccamento e l’avversione sono due fuochi (o veleni) che alimentano la sofferenza e il cattivo karman.
Dopo aver identificato l’origine della sofferenza, la Terza Verità afferma che la sofferenza può cessare una volta che ne viene soppressa la causa, ossia, la brama.
La Quarta e ultima Verità indica il percorso da seguire per porre fine alla sofferenza, il quale è detto il Nobile Ottuplice Sentiero.
4) Impermanenza
La spiegazione della natura della sofferenza contenuta nella Prima Verità comporta una implicazione molto importante: ne consegue che tutto è soggetto al cambiamento e al degrado. Tutto quello che gli esseri umani cercano di afferrare e mantenere per sempre, scomparirà. In sostanza, uno dei principi fondamentali del Buddhismo è che la vera natura di ogni fenomeno è l’impermanenza. Per i Buddhisti, nulla possiede una natura permanente. L’ignoranza di questo fatto è il terzo fuoco (o veleno) che alimenta la sofferenza e il cattivo karman.
3) Il Nobile Ottuplice Sentiero
Questo sentiero è la via che conduce verso cessazione della sofferenza e al raggiungimento dell’Illuminazione. Coloro che lo seguono svilupperanno la consapevolezza della vera natura dei fenomeni e potranno liberarsi dagli attaccamenti al mondo. I suoi passi possono essere raggruppati in tre tipologie principali:
Saggezza
1. Retta visione: una comprensione profonda della natura impermanente di tutti fenomeni e dell’origine e della cessazione della sofferenza.
2. Retta intenzione: un impegno costante verso la liberazione.
Condotta etica
3. Retta parola: Astenersi dal dire bugie, dal parlare con malizia, in modo abusivo, e dalle chiacchiere vuote.
4. Retta azione: Astenersi dall’uccidere, dal rubare e dalla condotta sessuale impropria.
5. Retto modo di vivere: Astenersi da un sostentamento che possa arrecare danno o sfruttare gli altri, dal guadagnare più di quello che occorre a coprire i propri bisogni.
Meditazione
6. Retto sforzo: uno sforzo continuo di lasciar andare ogni pensiero, parola e azione che possa ostacolare il sentiero verso la liberazione.
7. Retta presenza mentale: l’essere consapevole dei propri pensieri, emozioni e azioni in modo da non farsi controllare da loro.
8. Retta concentrazione: i giusti metodi di meditazione.
4)L’Illuminazione e il Nirvana
Questi due termini sono strettamente correlati. L’Illuminazione significa conseguire la stessa esperienza e comprensione della natura delle cose del Buddha. L’Illuminazione porta al raggiungimento del Nirvana. Il termine Nirvana significa letteralmente "estinguersi", ossia l’estinzione dei suddetti tre fuochi dell’attaccamento, dell’avversione e dell’ignoranza. Quando questi fuochi saranno estinti, la sofferenza cessa, e il karman non viene più prodotto. Il Nirvana quindi è il vero fine ultimo del Buddhismo, ma non rappresenta una forma di Assoluto.
Fonte n° 2
La Ruota del Dharma
Un’immagine semplice del Dharmachakra, la Ruota della legge. È considerato il principale simbolo del Buddhismo. La sua forma rotonda simboleggia la perfezione dell’insegnamento del Buddha. Le vengono attribuiti significati diversi in base al numero dei raggi; la versione più diffusa con otto raggi simboleggia il Nobile Ottuplice Sentiero.
(Per approfondire)
Questo link conduce a una pagina web contenente un’immagine interattiva della Ruota di samsara che approfondisce gli argomenti presentati in questa pagina e nella pagina 3 insieme ad altri tematiche.
http://languagecenter.emory.edu/languages/tibetan_samsara/
Informazioni interculturali e interdisciplinari
(Altri Moduli, Storia della filosofia)
1)Mentre il Buddhismo e l’Hinduismo condividono un ideale simile della liberazione, ovvero, la liberazione dal samsara, ma il Buddhismo si distingue per la sua visione dell’Impermanenza. L’Hinduismo invece afferma l’esistenza di un Assoluto permanente in un mondo che cambia costantemente – il Brahman – e del suo equivalente – l’Atman – in ogni essere umano. L’Hinduismo ritiene che per liberarsi dal samsara l’uomo deve realizzare l’unità perfetta di Brahman e Atman. Il Buddhismo invece rifiuta questi due principi ritenendo che illudono a credere in qualcosa di permanente, ostacolando la via verso l’illuminazione.
Vedi il link al modulo sull'Hinduismo
2) Agli inizi dello studio sul Buddhismo, molti studiosi occidentali furono affascinati dall'approccio razionale dei primi testi del Buddhismo. Questa tradizione attirò per la prima volta l'attenzione di molti intellettuali europei nel diciannovesimo secolo, grazie al lavoro dei missionari cristiani, degli studiosi e dei funzionali dell'Impero Britannico.
Uno dei primi intellettuali ad interessarsi per il pensiero buddhista fu Arthur Schopenhauer. La sua più grande opera, Il mondo come volontà e rappresentazione (1819), condivide diversi aspetti dell’insegnamento del Buddha, come l’onnipresenza del dolore nella vita di tutti gli esseri e l’identificazione della “volontà” (che può essere paragonato al concetto di “attaccamento” dei Buddhisti) come la prima causa della sofferenza.
Anche Friedrich Nietzsche elogiò apertamente questa religione nel suo saggio “L’Anticristo” (1895), aforisma 20:
"Con la mia condanna del cristianesimo non vorrei avere fatto torto a una religione affine che addirittura giunge a superarlo in quanto a numero di fedeli:il buddhismo. Entrambe, essendo religioni nichilistiche, sono correlate, sono religioni della décadence;ma si differenziano l'una dall'altra in modo sorprendente. Il critico del cristianesimo è profondamente grato ai saggi indiani,giacché ora è possibile comparare queste due religioni. Il buddhismo è cento volte più realista del cristianesimo, ha ereditato un modo freddo e oggettivo di porsi i problemi; nasce dopo un movimento filosofico durato centinaia di anni; appena esso sorge, il concetto di«Dio» è già eliminato. Il buddhismo è l'unica religione veramente positivistica che la storia ci mostri, anche nella sua teoria della conoscenza (un rigoroso fenomenalismo)"
Bisogna tenere presente però che questa interpretazione molto razionalistica del Buddhismo era influenzato dall’ambiente intellettuale dell’XIX secolo che era esso stesso molto razionalistico e spesso critico del Cristianesimo. Queste tendenze hanno frequentemente ostacolato la piena comprensione delle tradizioni buddhiste nei loro aspetti più devozionali e rituali (vedi ad esempio sezioni 9 e 10).
Ciononostante, il Buddhismo offre senza dubbio una lunga tradizione di speculazione filosofica profonda che attira sempre di più l’attenzione degli odierni studiosi di filosofia.
Link ad altri moduli:
Modulo sull'Hinduismo sez. 3