- La prima comunità buddhista era omogenea?
- Quali sono gli aspetti condivisi e le differenze tra le varie scuole agli albori del Buddhismo ?
- Quali sono le caratteristiche dell’ideale dell’Arhat?
- In che modo l'ideale dell'Arahat è espressione del Buddhismo delle origini?
- Esistono in occidente dei paralleli alla dottrina dell' An-atman?
5. Principali Tradizioni Dottrinali (1): Sviluppo delle prime tradizioni buddhiste - Per gli insegnanti
Introduzione
Il Buddhismo si distingue per la sua pluralità e la sua diversità. Le diverse prospettive che nascevano dalle discussioni all’interno della comunità buddhista all’epoca del suo primo sviluppo furono raccolte in un vasto corpo di letteratura dottrinale. Questa pagina tratta in particolare la tradizione del Theravada, la tradizione presumibilmente più vicina alle prime scuole buddhiste.
Principali Tradizioni Dottrinali: Sviluppo delle prime tradizioni buddhiste
In seguito alla morte del Buddha nel 500 a.C. circa, la comunità buddhista conobbe una fioritura che portò alla nascita di diverse scuole di pensiero. Questa fase di sviluppo durò fino al I secolo d.C..
I cambiamenti all’interno della comunità buddhista nascono in seguito ai dibattiti e alle riunioni sui regolamenti monastici e sull’interpretazione scolastica degli insegnamenti del Buddha. Le cronache tradizionali narrano di una scissione che porta alla formazione di due gruppi: la scuola Sthaviravada (sanscr. gli "anziani") e quella Mahasamghika (sanscr. "grande comunità"). Da queste due scuole emergeranno le altre scuole.
Le opinioni degli studiosi divergono riguardo all’epoca e le esatte circostanze della formazione di comunità separate, ma lo sviluppo di un vasto corpo di Abhidharma (letteratura scolastica) testimonia i vivaci dibattiti diffusi in questo contesto (vedi sotto).
Testi sacri e altri testi: Letteratura dell’Abhidharma
La letteratura dell’Abhidarma è formata da raccolte di trattati (sanscr. shastra) scritti da studiosi buddhisti su varie tematiche dottrinali e filosofiche. Le diverse tradizioni dell' Abhidharma nascono in India nel periodo che va dal II-III secolo a.C fino al V secolo d.C., e riflettono i primi sviluppi del Buddhismo. Il principale problema affrontato dalle prime scuole buddhiste riguardava l’indagine sulla natura dei fenomeni psico-fisici dell’esperienza umana per dimostrare che tali fenomeni non sono altro che un aggregato di vari fattori di natura effimera e impermanente.
Lo scopo di questi studi era negare l’esistenza per sé dei fenomeni esperiti quotidianamente, e contribuire all’eliminazione dell’attaccamento a essi. Il Buddhismo ritiene che il fenomeno più illusorio dell’esperienza umana è l’idea di un Sé individuale. Questo concetto è condiviso da tutte le correnti del Buddhismo, ed è conosciuto come la dottrina dell’An-atman (non-sé): il Sé individuale è un aggregato illusorio di processi soggetti a cambiamento continuo. L’attaccamento all’idea di possedere un Sé individuale e permanente dà all’origine a tutti gli altri attaccamenti.
Oltre alle loro discussioni filosofiche, questi testi trattano due tematiche fondamentali: l’Ideale della Liberazione e la natura del Buddha. In breve: la scuola Sthaviravada affermava l’infallibilità e la superiorità dell’Ideale di liberazione degli Arhat (vedi sotto), mentre la scuola Mahasamghika criticava questo ideale, e riteneva che il Buddha fosse un essere sovramondano piuttosto che un mero insegnante umano illuminato. Le idee della scuola dei Mahasamghika saranno ulteriormente sviluppate dalle tradizioni Mahayana (vedi sezione successiva).
L’odierna tradizione Theravada – diffusa in Sri Lanka, Birmania, Tailandia e Cambogia – è l’unica tra quelle tuttora esistenti a risalire alla scuola Sthaviravada, che ha come fine ultimo l’ideale dell'Arhat (vedi link agli altri moduli).
Fondamenti dottrinali: l’Ideale dell'Arhat
Arhat, (sanscr. “degno di venerazione”) rappresenta il primo ideale di liberazione del Buddhismo. Il termine si riferisce alla persona perfezionata (un monaco) che abbia sviluppata la consapevolezza della vera natura dell’esistenza, e che abbia ottenuta la stessa illuminazione del Buddha. È un ideale di liberazione molto ambizioso, che getta luce sulle origini della comunità buddhista: durante i primi secoli, le organizzazioni monastiche tendevano a essere comunità chiuse completamente incentrate sul fine dell’illuminazione, dove prevaleva un atteggiamento di rifiuto o di sfida verso il mondo esterno. Per questo motivo, l’ideale dell’Arhat simboleggia un sentiero verso la liberazione tipica di questa prima fase di sviluppo, un sentiero concepito come individuale, arduo e non accessibile a tutti. In seguito alla crescita della comunità e all’emergere di buddhisti laici, gli ideali dell’Arhat saranno gradualmente respinti dalle successive tradizioni Mahayana (vedi sez. 6).
Commento alle fonti
Figura di Arhat
Anche se l’ideale dell’Arhat non spiccava negli sviluppi successivi del Buddhismo, in Cina, ad esempio, la figura dell’Arhat è presente nell’arte, dove viene rappresentato alla stregua di un santo. In Cina, gli Arhat erano considerati discepoli del Buddha dotati di poteri magici che potevano vivere in eterno per conservare gli insegnamenti del Buddha.
Questa statuetta raffigura l’Arhat nelle vesti di un monaco cinese ed esprime una sobria dignità. L’austerità dell’espressione indica la volontà di rinuncia del mondo e l’aspirazione esclusiva alla liberazione, tipico dell’ideale dell’Arhat che si ritrova nel Buddhismo delle origini.
Informazioni interculturali e interdisciplinari
(Filosofia)
Molti studiosi di filosofia comparativa sono stati colpiti dalle analogie tra la dottrina dell’An-atman e il pensiero sull’identità personale del filosofo scozzese David Hume (1711-1776). Secondo Hume non esiste una continuità dell’io, solo un susseguirsi di esperienze. Per Hume la nostra convinzione che qualcosa leghi insieme tutte queste mutevoli percezioni è solo illusoria e afferma che l’io sia meramente una finzione che viene attribuita a questo susseguirsi di esperienze.
Scrive nella sua opera maggiore Trattato sulla natura umana (1739) (Parte IV Sezione 4: Sull’identità personale):
"Dolore e piacere, angoscia e gioia, passioni e sensazioni si succedono le une alle altre, e non esistono mai allo stesso modo. L'idea dell'io non può quindi derivare da nessuna di queste impressioni, nè da qualunque altra [...] io azzardo affermare che il resto del genere umano umano non è altro che un fascio o collezione di percezioni differenti susseguenti le une alle altre con rapidità inconcepibile, e si trovano in perpetuo flusso o movimento"
Link ad altri moduli:
Vedi le pagine sui paesi dove è dominante il Buddhismo Theravada
Buddhismo II. Diffusione nel mondo sez. 2
Introduzione alle tradizioni religiose | Introduzione al Buddhismo I. Breve panoramica
5. Principali Tradizioni Dottrinali (1): Sviluppo delle prime tradizioni buddhiste
Immagine di un Arhat
Questa figura in porcellana dura è una raffigurazione cinese di un Arhat, l’ideale di perfezione e della liberazione preminente nel Buddhismo delle origini. Il termine Arhat si riferisce a colui che, avendo seguito il sentiero buddhista, raggiunge l’illuminazione.
Figura di Arhat
British Museum (datato 907-1125)
China, Hebei
Porcellana dura
Foto di David Castor
Creative Commons CC0 1.0
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/35/Luóhàn_at_British_Museum.jpg