Introduzione.
Hinduismo è un termine che copre una vasta gamma di tradizioni religiose con diversi dèi e formulazioni teologiche. L’aspetto comune dell’Hinduismo riguarda l’ortoprassi più che l’ortodossia. La vita di un pio hinduista, quale che sia la sua affiliazione, è rigidamente codificata attraverso una serie di fasi e riti.
Fondamenti dottrinali: i quattro ashrama o fasi della vita
Nell’Hinduismo, i quattro ashrama sono le quattro dimore spirituali o fasi della vita che un credente hinduista è idealmente tenuto a passere. Le fasi sono: (1) Brahmacari – fase dello studente caratterizzato dalla castità, dalla devozione e dall’ubbidienza verso il proprio maestro; (2) Grihastha – fase del capo di famiglia, il che significa sposarsi, fare figli, lavorare per il sostentamento della propria famiglia e contribuire al sostegno dei sacerdoti e gli uomini sacri, e adempimento degli obblighi di culto verso gli dèi e verso gli antenati; (3) Vanaprastha – fase dell’eremita che inizia quando un uomo ha visto nascere i figli dei propri figli e che consiste nel ritiro dalle preoccupazioni materiali, la ricerca della solitudine e delle pratiche ascetiche e yogiche; e (4) Samnyasin – la fase da rinunciante ramingo che lascia il romitaggio e rinuncia a tutti i suoi averi per vagare da un luogo a un altro, elemosinando cibo e preoccupandosi solo della liberazione. Tradizionalmente, l’uomo deve occuparsi della moksha—la liberazione dal samsara, o eterno ciclo delle rinascite—soltanto durante le ultime due fasi della vita.
Va sottolineato che queste quattro fasi sono concepite idealmente per le prime tre delle quattro tradizionali classi indiane—ovvero, per i brahmani, per i guerrieri, e per i mercanti. Inoltre questo sentiero è tradizionalmente precluso alle donne che dovrebbero dipendere dagli uomini ed essere responsabili per la vita religiosa domestica.
Queste quattro fasi sono collegate ma non completamente coordinate con i quattro scopi della vita hinduista: kama (piacere, sia fisico che intellettuale), artha (benessere economico), Dharma (rispetto dell’ordine cosmico, ovvero, del proprio dovere sociale e religioso), e moksha, la liberazione. Nel caso dello studente, prevale il Dharma; nel caso del capo di famiglia prevale l’artha; durante le ultime due fasi chiaramente prevale il moksha.
Principali riti: i riti di passaggio
L’Hinduismo prevede una serie di riti i cui scopo è di permettere i passaggi attraverso le varie fasi della vita umana e di segnare l’approdo a un determinato ashrama (vedi sopra). Tutti gli esseri umani sono obbligati a compiere questi riti secondo i dettami dei Veda, i scritti sacri dell’Hinduismo. In questo modo potranno vivere una vita retta secondo il Dharma, l’ordine cosmico, e prendere la via verso il moksha.
Tradizionalmente sono stati codificati 16 riti di passaggio. I quattro più importanti riti sono i seguenti:
La cerimonia di jatakarma accoglie il neonato in questo mondo. Il padre mette una piccola quantità di ghee (burro chiarificato) e miele sulla lingua del neonato e sussurra delle parole sacre nel suo orecchio. È un rito di buon auspicio.
L’upanayana è la cerimonia d’iniziazione che segna il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Il bambino riceve un cordoncino da indossare. Questa cerimonia è molto importante per i membri delle tre classi superiori, e segna l’ammissione ufficiale del bambino nella vita sociale e religiosa della propria classe di appartenenza. In questo modo acquisisce lo status di “nato due volte”, una persona rinata per ambire alla liberazione. Questo rito permette di entrare nella fase di vita denominata Brahmacari.
Il Vivaha, o matrimonio, è un rito complesso che risale alla religione vedica, l’antecedente dell’Hinduismo. La cerimonia varia molto secondo le tradizioni locali e della casta di appartenenza degli sposi. Il matrimonio, spesso preceduto da diverse cerimonie preparatorie, si svolge attorno a un fuoco che simboleggia Agni, il dio del fuoco, e l’istituzione di un nuovo nucleo familiare, sul quale vengono poste delle offerte di grano tostato. Durante la cerimonia, lo sposo conduce la sposa attorno al fuoco ed entrambi fanno sette passi per sancire l’indissolubilità del matrimonio. Questo rito permette di entrare la fase di vita denominata Grihastha.
L’Antyeshti è il rito funebre che segna il passaggio da una forma di vita a un’altra. I morti vengono purificati, abbigliati in vestiti puliti o nuovi, ornati di fiori e poi trasportati al crematorio con l’accompagnamento di canti e preghiere. Dopodiché vengono nuovamente purificati, posti sulla pira e bruciati. Si crede che in questo modo l’anima riesca a staccarsi dal suo precedente corpo e ad avviarsi velocemente verso una nuova vita. Spesso i ceneri raccolti alla fine vengono sparse sulle acque di un fiume sacro.
Il rito di passaggio di quelle poche persone che scelgono di passare all’ultima fase della vita (Samnyasin) è proprio un funerale in cui si brucia il cordoncino sacro ricevuto durante l’Upanayana.
Principali riti: culto quotidiano
La stessa codificazione dettagliata della vita del pio hinduista si ritrovata nelle varie routine di culto quotidiano:
Offerte giornaliere:
Ci sono cinque offerte obbligatorie chiamate i cinque sacrifici: (1) offerte agli dèi (cibo preso dal pasto), (2) un’offerta rapida a “tutti gli esseri”; (3) una libagione di acqua mista al sesamo che viene offerta agli spiriti dei morti; (4) l’ospitalità come una forma di culto verso l’umanità; e (5) la declamazione di estratti dai Veda, come forma di venerazione del Brahman, l’Assoluto. Nonostante alcune tradizioni esigono che questi cinque “sacrifici” vengano eseguiti nel contesto di un preciso rituale, questo tende a rimanere più un concetto ideale che una pratica concreta. Nella maggioranza dei casi le cinque offerte sono concepite solo come un modo di esprimere i propri obblighi religiosi in generale.
Adorazioni mattutine e serali:
Le adorazioni mattutine e serali (Samdhya) sono uno dei più antichi e importanti doveri del capo di famiglia. Se non abbreviate, le cerimonie mattutine comprendono l’auto-purificazione, le offerte all’altare di fuoco (un aspetto che richiama l’antico sacrificio al fuoco), il bagno in un fiume sacro, le preghiere, e la declamazione di parole sacre, soprattutto il cosiddetto Gayatri-mantra, una preghiera per l’illuminazione spirituale rivolta al Sole che rappresenta il Brahman, o l’Assoluto. L’osservanza degli obblighi giornalieri, compreso la cura della purezza corporea e dei doveri professionali, porta a ricompense terrene e aiuta a conservare lo stato di santità necessaria per entrare in contatto con il divino.
Principali riti: puja
La puja è il principale atto di adorazione eseguito dagli Hinduisti per ospitare, onorare e venerare uno o più dèi o celebrare un evento in modo spirituale. Nell’Hinduismo moderno, ha quasi sostituito l’antico sacrificio al fuoco che esiste soltanto nel Samdhya (vedi sopra).
La parola puja significa reverenza, onore, omaggio, adorazione e venerazione.
Nell’Hinduismo, la puja è eseguita durante una varietà di occasioni, con diverse frequenze e in diversi contesti. Comprende la puja quotidiana eseguita in casa come parte del culto domestico, quella compiuta durante cerimonie occasionali svolte nei templi e durante le feste annuali, e anche quella che segna occasioni come la nascita di un bambino o un matrimonio (vedi sopra).
Di solito, la puja prevede di adorare la divinità, nella forma della sua statua, alla quale vengono accordati gli stessi onori che spetterebbero a un ospite reale. La puja comincia la mattina quando l’ospite viene dolcemente svegliato, e continua durante la giornata in forma di bagni rituali e cerimonie di vestizione, tre pasti, e la cerimonia finale durante la quale viene messo a letto.
Analisi delle fonti:
Fonte 1:
Matrimonio hindu
In questa immagine gli sposi stanno eseguendo i Saptapadi, (sette passi), il rito più importante che sancisce il vincolo del matrimonio. Entrambi si alzano per compiere sette passi intorno al fuoco. Ogni passo ha un significato diverso, dal voto di amore e sostegno reciproco al desiderio di molti figli.
Fonte 2:
Durante questo momento del Upanyana (vedi sopra) l’iniziato tira il cordoncino sacro che indosserà sulla spalla sinistra per il resto della vita. Il cordoncino sarà cambiato di volta in volta e dopo varie occasioni—quindi non sarà lo stesso cordoncino fisico—ma come brahmanoo dovrà sempre indossarne uno. Simboleggia il cordone ombelicale per segnare la “seconda nascita” dell’iniziato come uomo.
Fonte 3
Due diversi tipi di puja (vedi sopra). Nel primo caso si tratta di un rito preliminario per l’Upanayana della Fonte 2. È una piccola puja eseguita all’interno di una casa e consiste in una serie di offerte date a Ganesha. Ganesha è il dio con la testa d’elefante, figlio del Dio Supremo Shiva (vedi sez. 6), e viene spesso venerato come divinità che rimuove gli ostacoli. Davanti alla statua ci sono varie offerte: dei fiori, della frutta, dell’incenso, dell’acqua, una lampada, una campana, dello yogurt, e del cibo cotto. Il porta-oggetti d’ottone a sinistra del centro è dove vengono appoggiati i fiori e durante la cerimonia viene trattato come il posto dove si trova Ganesha.
La seconda immagine mostra una puja più elaborato che viene eseguito innanzi all’immagine della divinità. In questo caso, la divinità è Kali, l’aspetto feroce della Dea Suprema (vedi sez 7). È ornata e vestita riccamente. Il pasto magnifico posto alla sua sinistra è degno di un ospite reale.
Informazioni interculturali e interdisciplinari
Riti di passaggio religiosi e secolari.
Esistono anche riti di passaggio nella società secolare. Potremo includere fra di essi l’Addio al Celibato/Nubilato, un rito che segna “l’ultimo giorno da 'single'”. Anche il giorno della laurea segna il passaggio dalla condizione di “studente” a “membro attivo della società lavorativa”. Cerca di esplorare insieme agli altri studenti simili costumi nel tuo contesto culturale.
Link agli altri moduli digitali:
Introduzione allo studio delle religioni: Religioni comparate sez. 4
Religioni e il Corpo
Ebraismo II. Tematiche sez. 3