Principale luogo di culto: il tempio
Nell’India e altrove ci sono migliaia di templi hinduisti, alcuni associati con le divinità supreme ma altri dedicati agli dèi locali. Ogni tempio è diverso; stile e struttura sono dettati dalla zona locale, dal periodo di costruzione, e anche dalla divinità alla quale è dedicato.
I templi sono sacri perché sono i luoghi dove abitano gli dèi (sono in sostanza la loro dimora terrena) e dove gli umani possano accedere a loro. I templi sono anche i luoghi dove vengono eseguiti molti riti hinduisti.
Al centro del complesso del tempio è la struttura principale che contiene l’immagine principale, o Murti—l’immagine fisica della divinità che non è meramente simbolica come in molte altre religioni. La Murti è la divinità; è considerata il dio vivente e viene trattata come tale. I devoti della divinità la lavano, la nutrono e si rivolgono direttamente a essa. Di solito l’immagine principale viene custodita nel Garbhagriha (letteralmente “camera-utero”), il sacrario interno.
Principale luogo di culto:I "luoghi sacri di passaggio"
In India ci sono tantissimi luoghi sacri, molti dei quali sono anche importanti mete di pellegrinaggio. Comprendono anche i fiumi sacri, considerate dee. Un ruolo particolarmente importante è rivestito dai tirtha, luoghi sacri di passaggio, dove gli dèi possono “passare” nel mondo umano. Ci sono sette famosi luoghi sacri di passaggio in India, tre dei quali collegati al sacro fiume Gange.
I tirtha non sono soltanto luoghi dove gli dèi possono passare nel mondo umano ma sono anche luoghi dove gli umani possono passare dal mondo terreno alla liberazione dal ciclo delle rinascite. Infatti i tirtha sono mete di pellegrinaggio e si crede che facendo il bagno nei loro fiumi sacri si possa lavare via i peccati.
Ci sono migliaia di tirtha minori e decine di tirtha maggiori in tutto il subcontinente indiano. Infatti, in un certo senso tutta l’India viene considerato un luogo sacro, la dimora degli dèi e delle dee. Questo spiega in parte perché l’Hinduismo ha stentato a diffondersi fuori dall’India.
Principali riti: Pellegrinaggio
Nell’Hinduismo, così come nelle altre religioni, il pellegrinaggio comporta un viaggio verso un sito che facilita l’accesso a poteri, conoscenze o esperienze religiosi. Il pellegrinaggio hinduista è radicato nelle antiche scritture. I testi sacri hinduisti lodano il "pellegrino" e affermano che determinati siti sacri possano concedere benefici come buona salute, figli o la liberazione dopo la morte. La letteratura epica poi narra dei pellegrinaggi di celebri eroi, offrendo il perfetto paradigma del pellegrino devoto. Il pellegrinaggio è diventato sempre più popolare durante il corso del XX secolo ed è stato facilitato dai trasporti sempre più efficienti. Compiere un viaggio attraversando reali distanze è un aspetto centrale del pellegrinaggio perché è importante anche il viaggio in sé, non solo la visita al luogo sacro. Il pellegrinaggio assomiglia in qualche modo alle pratiche ascetiche, con la differenza che rappresenta un’impresa collettiva. Come gli asceti che eseguono esercizi ascetici e digiunano per scoprire la scintilla dell’Assoluto in sé stessi, anche i pellegrini intraprendono un difficile viaggio per purificarsi e diventare più ricettivi alla presenza divina del luogo sacro, una volta arrivati alla loro destinazione. Un altro aspetto importante del pellegrinaggio consiste in riti e celebrazioni in onore degli antenati.
Principali riti: Feste
Le feste hinduiste sono una fusione di diverse attività: cerimonie religiose, spettacoli semi-rituali, atti di venerazione, preghiera, lustrazioni, processioni, musica e danze, mangiare e bere, fare l’amore, licenziosità, sfamare i poveri e altre attività religiose o tradizionali. Lo scopo originale di queste attività era la purificazione, la protezione da influssi maligni, il rinnovamento dell’armonia sociale, il superamento di momenti critici, e la stimolazione o risveglio dei poteri vitali della natura. Sono feste profondamente legate alla ciclicità della natura e mirano a evitare la sua stagnazione. Comportano un’interruzione delle attività quotidiane, come il lavoro, per creare la possibilità di comportamenti talvolta antitetici con un carattere sacro per spalancare la strada dei cambiamenti stagionali. Ci sono feste legate a cambiamenti stagionali e anche innumerevoli feste in onore delle diverse divinità che vengono celebrate dai singoli templi, villaggi e comunità religiose.
Analisi delle fonti:
Fonte 1
Tempio di Vishvanath
Man mano che aumenta l’altezza delle strutture di copertura ci si avvicina sempre di più al sacrario interno del tempio.
Amalaka: un disco di pietra di coronamento della torre principale del tempio. Secondo un’interpretazione l’Amalaka simboleggia un loto, e quindi rappresenta il trono della divinità sottostante. Un’altra ipotesi è che raffiguri il sole, ed è quindi la porta verso il mondo celestiale.
Portico d’entrata: Il portico d’entrata è una zona di transizione tra il mondo esterno e la Sala.
Sala: Una sala del tempio che crea uno spazio di transizione tra portico d’entrata e la Sala Centrale.
Sala centrale: un breve vestibolo collega questa sala, la sala d’ingresso principale, al santuario. Ogni tempio ha una sala d’ingresso tra il santuario centrale e il mondo esterno.
Vestibolo: uno spazio di transizione tra la sala centrale e il sacrario interno. Questo ambiente segna lo spazio liminale tra mondo esterno e mondo divino.
Sacrario interno (Garbhagriha): Il sanctum sanctorum del tempio che contiene l’immagine della divinità principale. Lo scopo primario di un tempio hinduista è costituire la dimora della divinità—mandir, la parola più comune per indicare un tempio, significa semplicemente “casa”—e i devoti che vi si recano desiderano interagire con o semplicemente venerare la divinità residente. Il Garbhagriha è situato sotto la sommità della torre più alta e la divinità principale viene posta sotto il punto più alto. Nei templi più grandi, come il tempio di Vishvanath, il sacrario interno è spesso circondato da una specie di ambulatorio lungo il quale i devoti possono camminare attorno alla divinità in segno di rispetto e venerazione.
Torre secondaria: torri più piccole poste sull’esterno del tempio che conducono l’occhio fino al punto più alto.
Podio: La base rialzata sulla quale è costruito il tempio.
Fonte 2
Le rive del Gange a Benares
Varanasi, nota anche come Benares, è una città indiana sulle rive del Gange nello stato dell’Uttar Pradesh in India. È uno dei più famosi luoghi sacri di passaggio hinduisti (vedi sopra), perché ritenuta la città preferita della divinità hinduista Shiva (vedi sez. 6). I devoti hinduista credono che grazie a questo legame con Shiva, dio dell’ascetismo e della liberazione dall’eterno ciclo delle rinascite, coloro che si immergono nel Gange possano ottenere il perdono dei propri peccati e che morire a Varanasi libera l’anima dal ciclo delle rinascite. Di conseguenza tantissimi hinduisti si recano a Varanasi prima di morire.
Nella foto si vedono i cosiddetti ghat, rampe di scale di pietra lungo le rive del fiume dove i pellegrini compiono delle abluzioni rituali. La maggioranza dei ghat sono dedicati al bagno, mentre alcuni sono adibiti alla cremazione.
Fonte 3
Holi, la festa di primavera hinduista festeggiata in tutta l’India settentrionale nel periodo di febbraio-marzo. È una festa che celebra la fine dell’inverno ed è anche di buon auspicio per i futuri raccolti. Riveste anche un significato religioso legato alla vittoria del bene sul male simboleggiato dalla leggenda di Holika (che ha dato il nome Holi alla festa), un demone femminile che fu bruciata in una pira grazie all’intervento del dio Vishnu (vedi sez. 5). In alcune regioni dell’India, questa festa evoca anche il mito dell’amore giocoso tra Krishna (una manifestazione di Vishnu) e Radha, una giovane pastorella che si dipinse la faccia.
Alla vigilia di Holi, al tramonto o poco dopo, si accende un falò per ricordare il demone Holika bruciato. I partecipanti si radunano attorno al falò, ballando e cantando.
I festeggiamenti di Holi iniziano la mattina dopo il falò. I partecipanti si lanciano acque e polveri colorate addosso, e per la durata della giornata soltanto viene sovvertito il normale ordine di casta, genere, status ed età. Gruppi di partecipanti suonano tamburi e altri strumenti musicali e sfilano per le strade, cantando e ballando. Gli asceti fumano cannabis come parte delle loro pratiche religiose.
Dopo una giornata di divertimento con il colori, la gente pulisce, si lava, torna in sé e si veste da festa per visitare amici e parenti, e scambiare doni dolci con loro. In questo modo l’ordine sociale viene ristabilito e rinnovato. Holi è anche una festa di perdono e di nuovi inizi che mira a generare armonia all’interno della società attraverso i rituali.
Informazioni interculturali e interdisciplinari
(Storia)
La festa di Holi assomiglia per molti versi all’antica festa romana dei Saturnali e al Carnevale che è festeggiato in molte società cristiane moderne. Il tema comune è la sospensione delle attività produttive e delle norme e comportamenti consueti. I Saturnali comportavano uno scambio di ruoli e una libertà dei costumi; gli schiavi potevano comportarsi da padroni e fingere di mancar loro di rispetto senza rischiare conseguenze negative. Lo stesso vale per il Carnevale, una festa di travestimenti e mascheramenti che sovverte le norme della vita quotidiana. In tutte queste feste la trasgressione è temporanea e la loro conclusione vedrà restaurata l’ordine sociale. Il carattere sacro del sovvertimento sociale rinnova e ristabilisce l’ordine sociale profano.
Link agli altri moduli:
Principali feste religiose
Ebraismo II. Tematiche sez. 3