Divinità, esseri sacri: La Dea
Alcuni studiosi affermano che prima dell’invasione degli Indo-Arii (1300 a.C.) che diede i natali all’Hinduismo, nella civiltà della Valle dell’Indo c'era un culto della Grande Madre, o della Divina Madre, che assomigliava a culti originari della Persia, dell’Asia Minore e della regione mediterranea. Nell’Hinduismo moderno, questo concetto di divinità viene espresso con il termine Devi.
La Devi, o il femminile divino quale controparte del divino maschile, si manifesta in vari modi. Può assumere l’aspetto benevolo di dolce moglie e madre amorevole, oppure può apparire in forma di guerriera feroce, o persino personificare la Morte. Vediamo tre esempi:
Durga
Durga è la dea della vittoria del Bene sul Male ed è una delle dee più popolari del pantheon hinduista. La sua creazione avviene nel contesto di una crisi cosmica. L’ascesa dei demoni iniziò a minacciare la stabilità cosmica e gli dèi maschili si trovavano nell’impossibilità di sottomettere o contenerli. Non potendo resistere all’invasione, un gruppo di dèi fece confluire le loro energie che presero la forma della dea guerriera, Durga l’invincibile.
Lakshmi/Parvati
Con il passare del tempo (verso il 400 a.C.) Devi fu associata con Divinità Supreme come Vishnu (prendendo il nome di Lakshmi) e Shiva (prendendo il nome di Parvati), emergendo come moglie o consorte, e aggiungendo ai suoi aspetti originali anche le caratteristiche di madre gentile e moglie perfetta.
Kali
Kali è l’aspetto più feroce (e meglio conosciuto) della Dea. Il nome Kali significa "Tempo" o "Morte" e questa Dea è la Dea del Tempo e del Cambiamento. Rappresenta la morte, la distruzione, e gli aspetti distruggenti e consumanti della realtà, l’inevitabile controparte all’aspetto generativo della vita che è rappresentato dalle altre manifestazioni della Devi.
Principali tradizioni dottrinali: Shaktismo o tradizioni cultuali della Devi
Lo shaktismo è una corrente dell’Hinduismo incentrata sulla venerazione di Devi come Ishvara, il Dio Supremo. È una delle scuole maggiori dell’Hinduismo devozionale.
Lo shaktismo (vedi la sezione su Shakti qui sotto) considera la Devi come Brahman, l’Assoluto, insieme ad altre forme di divinità, maschili e femminili, considerati semplicemente come sue manifestazioni.
Gli inizi dello shaktismo sono avvolti nel mistero. Infatti, la prima statuetta di Dea Madre scoperta nell’India risale al Paleolitico Superiore (intorno al 20.000 a.C.).
Il testo più importante dello shaktismo è il Devi Mahatmya (Gloria della Dea), composto all’incirca 1.600 anni fa. Qui per la prima volta furono raccolte in una tradizione chiaramente definita, elementi mitici, rituali e teologici collegati alle divinità femminili. Le tradizioni della Devi, soprattutto quando è venerata nella forma di Kali, sono caratterizzate dalle pratiche tantriche (vedi sotto).
Fondamenti dottrinali: concetto di Dio Supremo o Ishvara
Si afferma spesso che l’Hinduismo sia una forma di religione politeistica ma sarebbe più corretto definirla come enoteismo. L’enoteismo è la credenza in e venerazione di un unico dio senza però escludere l’esistenza di altre divinità da venerare. Il concetto centrale dell’Hinduismo è Ishvara (il Signore). Il Dio Supremo è quindi la personificazione di Brahman che costituisce il fondamento eterno della realtà di un mondo che esiste in un ciclo continuo di nascita, crescita e distruzione. Per questo motivo Ishvara è diverso dalle altre divinità, le quali, bensì superiori agli uomini, sono sempre soggette al samsara e al karman (ciclo di reincarnazione e la legge della retribuzione delle azioni).
L’Hinduismo può essere definito come religione politeistica nel senso che ci sono tantissime divinità diverse—tradizionalmente si contano almeno 330 milioni! Ma spesso i credenti hinduista venerano una forma particolare del dio o della dea come il Dio Supremo, chiamato anche Ishtadevata, "dio di elezione" o "dio personale". Alcune di queste forme sono venerate in tutta l’India mentre altre sono conosciute solo a livello regionale.
Fondamenti dottrinali: concetto di Shakti
A un livello più filosofico, Devi è sinonimo di Shakti, l’aspetto femminile impersonale del divino. Questo termine significa “Potere” o “potenza”. Come spiegato qui sopra nella sezione che descrive le varie manifestazioni della Devi, Shakti si riferisce alle forze dinamiche, attive, generative (ma anche distruttive) che muovono e cambiano il mondo dei fenomeni. Shakti è la controparte attiva e femminile senza la quale l’aspetto maschile, che è generalmente passivo, rimane impotente e vuoto.
Shakti non è soltanto responsabile della creazione, è anche agente di ogni cambiamento. Shakti è sia esistenza cosmica che via verso la liberazione, e trova la sua forma più caratteristica nella Kundalini Shakti, forza misteriosa spesso raffigurata come serpente avvolto nell’addome del praticante.
Questa idea di shakti gioca un ruolo fondamentale nelle tradizioni tantriche (vedi sotto).
Principali tradizioni dottrinali & Principali riti: Tantrismo
Tantrismo è il termine usato dagli studiosi con riferimento a uno stile di meditazione e di rituale che nasce in India non più tardi del V secolo d.C. Diventa un fenomeno religioso intersettoriale così diffuso che quasi ogni tradizione religiosa dell’India ha sviluppato una sua versione del tantrismo.
Tantrismo prende il suo nome da un corpo di testi chiamati Tantra (vedi sotto). Anche se possono essere interpretati come un insieme di pratiche rituali, sono anche accomunati da una visione religiosa del mondo condivisa. La tradizione tantrica hinduista afferma che, prima della creazione di ogni cosa, esistesse l’Assoluto come unione dell’aspetto maschile (passivo e trascendente) e femminile (attivo e immanente). Poi avvenne una rottura e ebbe origine il mondo. L’obiettivo religioso del praticante tantrico è ristabilire questa primordiale unità.
L’ordinario mondo fisico non viene considerato come illusorio, al contrario si crede che sia pervaso da Shakti (vedi sopra), la forza creativa femminile. Al praticante viene chiesto di controllare quest’energia tramite dei riti che coinvolgono attivamente corpo, voce e sensi. Quest’approccio è in contrasto con lo stile più ascetico delle tradizioni non-tantriche. Grazie al controllo di questa forza, la pratica tantrica è considerato molto più potente di altre pratiche religiose. Esiste la diffusa credenza che la realizzazione spirituale tantrica comporta l’acquisizione di poteri superumani.
Anche se gli aspiranti vengono scoraggiati dalla ricerca di tali poteri, queste credenze hanno ispirato i sovrani a fondare monasteri tantrici per sfruttare tali poteri.
Esiste un tipo di meditazione tantrica che considera il corpo umano come microcosmo del mondo che trae origine, come si è detto sopra, dalla separazione dei principi maschili e femminili. In queste meditazioni Shakti viene definita kundalini e viene raffigurata come un serpente avvolto nell’addome del praticante. Lo scopo è di risvegliare tale energia e costringerla a confluire verticalmente col principio passivo maschile che risiede oltre la testa. In questo modo il praticante ricrea in se stesso l’unità primordiale.
Testi sacri e altri testi fondamentali: Tantra
I Tantra sono dei testi composti tra il V e il X secolo d.C. Sono testi piuttosto oscuri che si occupano principalmente di prescrizioni rituali e pratiche di meditazione. I contenuti di questi testi vengono considerati esoterici, ovvero, è necessario l’aiuto di un maestro per comprendere il simbolismo implicato nei vari riti. Questa segretezza ha due scopi. Da una parte, nasconde i riti e le pratiche dai non-iniziati che non sono qualificati per riceverli, dall’altra, crea una sotto-comunità esclusiva con un forte senso d’identità.
Analisi delle fonti
Fonte 1
Le tre raffigurazioni delle manifestazioni della Devi:
Prima immagine, Durga: La Dea è raffigurata in alto a destra, sullo sfondo, mentre il primo piano è occupato dal cadavere del demone-capo ucciso da lei. In alto a sinistra sono rappresentati vari dèi che stanno adorando Durga per aver ucciso i demoni. Fra di loro ci sono Ganesha, con la sua testa d’elefante; Shiva, con un cobra avvolto attorno al collo; Vishu, con una corona che emette luce; e Brahma con le sue quattro teste barbute.
Quest’immagine fa parte del corredo iconografico del testo principale sulla Dea, Devi Mahatmya (Gloria della Dea).
Seconda immagine, Parvati
Qui la Dea è raffigurata nella forma di Parvati, la dolce moglie che assiste Shiva nella sua meditazione. Shiva è riconoscibile per il cobra attorno al collo e la falce di luna sulla corona.
Seconda immagine, Kali
Qui la Dea è raffigurata come la feroce Kali, l’inarrestabile Tempo – Cambiamento - Morte, alla quale perfino gli altri dèi devono rendere omaggio. Gli altri tre dèi sono Vishnu (riconoscibile per la pelle bluastra e per la sua corona), Shiva (riconoscibile per il suo tridente) e Brahma (riconoscibile per le sue quattro teste).
La pila di cadaveri sotto Kali non è formata da vittime sacrificali ma rappresentano i devoti che si abbandonano completamente alla dea e si rassegnano all’inevitabilità del cambiamento e della morte.
Fonte 2
Quest’immagine mostra una divinità androgina che il tantrismo considera l’origine primordiale di Tutto. In questo caso il tridente nella mano sinistra identifica la divinità come Shiva (unito con sua moglie Parvati). L’androginia emerge nel torso che ha un seno, e dal fianco sinistro più curvilineo.
Informazioni interculturali e interdisciplinari.
Buddhismo I. Breve panoramica sez. 7
Daoismo sez.2
Islam II Tematiche p.1