Divinità, esseri divini: La Trimurti
La Trimurti (le tre forme) è un concetto hinduista che simboleggia le funzioni cicliche di creazione, conservazione e distruzione/assimilazione del cosmo. Queste tre funzioni sono personificate nelle forme di Brahma il creatore, Vishnu il mantenitore o conservatore, e Shiva il distruttore o trasformatore. Tuttavia bisogna considerare le tre divinità come tre manifestazioni di un singolo Principio Assoluto, il Brahman.
Mito fondativo: Mito della creazione dal loto di Brahma
Nell’Hinduismo, non esiste una singola storia della creazione perché il mondo è ricreato più e più volte. Il vasto corpo dei miti hinduista si distingue per la sua estrema varietà.
Un tema condiviso da quasi tutti i miti di creazione è l’immagine del loto cosmico dal quale nasce Brahma. Qui è raffigurata una delle più comuni varianti: all’inizio l’intero universo era pervaso da Brahman, la forza divina astratta (da non confondere con la divinità Brahma!). Non c’erano né terra né cielo. A un certo punto un vasto oceano inondò il cosmo e un serpente gigante uscì dalle acque. Apparve il Dio Supremo (nel caso di questo mito, Vishnu), dormendo sul serpente. Durante il suo sonno un loto nacque dal suo ombelico. Quando il loto si aprì rivelò Brahma seduto al suo interno. Brahma iniziò a creare il mondo. Ruppe in tre pezzi il loto, facendo il paradiso col primo pezzo, i cieli col secondo, e la terra col terzo. Popolò la terra con esseri viventi, e il paradiso con gli altri dèi.
Brahma è quindi una divinità secondaria, essendo nato da un loto che emerse dall’ombelico di una divinità dormiente superiore. La vita di Brahma dura finché dorme Vishnu. Quando Vishnu si risveglia, Brahma sparisce. In questo modo il mito allude all’incommensurabilità tra il creato, che contiene anche il paradiso dove dimorano gli altri dèi, e l’Assoluto, il Brahman. Di fronte all’Assoluto, il mondo attuale è una mera parentesi. È anche per questo motivo che Brahma non è comunemente oggetto di culto nelle tradizioni hinduista.
Fondamenti dottrinali: concetto di tempo ciclico e la sua divisione in yuga
Nella visione hinduista il tempo è ciclico. Il cosmo viene creato, persiste per un determinato lasso di tempo, poi viene distrutto per essere di nuovo creato in un ciclo senza inizio e senza fine. C’è un abisso tra la concezione lineare del tempo nel Cristianesimo, dove il tempo inizia con la creazione del cosmo da parte di Dio e finisce col Giudizio Universale e il mondo a venire. Ogni ciclo del mondo (chiamato talvolta Grande Ciclo) è l’equivalente di un singolo giorno nella vita del dio creatore Brahma. Ogni giorno di Brahma dura 4.320.000 anni ed è diviso in quattro yuga. Il primo, il Satya Yuga dura circa 1.7 milioni d’anni. Questa è l’Età della Verità quando l’umanità era governata dagli dèi, e ogni manifestazione o lavoro era vicina all’ideale più puro. Viene anche chiamato l’Età d’Oro. Le età seguenti si avvicinano sempre di più al degrado. La seconda età, la Treta Yuga dura all’incirca 1.3 milioni d’anni; la terza, il Dvapara Yuga all’incirca 860.000 anni. L’ultimo, il Kali Yuga, invece dura circa 430.000 anni. Il mondo attuale si trova nell’ultimo dei quattro yuga, il Kali Yuga, il periodo più caotico e degenerato, in cui il Dharma— l’ordine cosmico—ha subito un collasso pressoché totale.
Si dice che Brahma, il Creatore, vive circa 100 anni di Brahma, quindi un totale di 155.520.000.000.000 anni umani, una cifra iperbolica che esprime il carattere oppressivo del ciclo delle rinascite.
Analisi delle fonti.
Fonte 1.
Trimurti
Immagine dei tre dèi del Trimurti (vedi sopra), insieme alle loro consorti. Brahma, con la sua consorte Saraswati, ha quattro teste e in mano tiene copie delle più antiche scritture sacre indiane, i Veda. Accanto a lui è Vishnu, dalla pelle blu e con una corona in testa, a fianco alla consorte Lakshmi. Alla loro destra c’è Shiva, che si distingue per il serpente avvolto attorno al collo e la mezzaluna sulla fronte, che è seduto a fianco alla moglie Parvati. Tutte e tre le coppie divine sono sedute su fiori di loto, uno dei più antichi simboli indiani della purezza e della forza spirituale.
Fonte 2
Mito della creazione dal loto di Brahma
Una raffigurazione del mito della Creazione (vedi sopra). Anche qui Vishnu è riconoscibile per la pelle azzurra, la corona e da altri elementi iconografici come la mazza, il loto e una conchiglia appoggiata sopra il serpente. Sulla destra è raffigurata la sua consorte, Lakshimi. Dall’ombelico di Vishnu cresce un fiore di loto che contiene Brahma, riconoscibile anche qui per le sue quattro teste.
Informazioni interculturali e interdisciplinari.
(Letteratura greco-latina)
Esiodo e Ovidio, due autori greco-latini, raccontano le successive età dell’umanità che tende ad avanzare da un’età originaria, molto distante durante la quale gli umani godevano un’esistenza quasi divina, fino all’età dello scrittore che vede gli umani afflitti da dolori e mali. Nei due racconti giunti da noi dall’antica Grecia e Roma, il graduale degrado della condizione umana nel tempo è simboleggiato da metalli di valore decrescente (oro, argento, bronzo e ferro).
È interessante notare quante tradizioni religiose considerino l’attuale situazione dell’uomo come un peggioramento di una precedente esistenza gioiosa (vedi per esempio, la cacciata dal paradiso).